A proposito del dibattito sulla comunità di San Patrignano, emerso dopo la messa in onda da parte di Netflix di un documentario che, a mio avviso, ha ricostruito la storia della Comunità in modo piuttosto attento.
Sono gli anni del cosiddetto riflusso. Migliaia di giovani e meno giovani sono ormai stati denunciati, condannati “dispersi” per aver cercato di cambiare lo stato delle cose presenti; giustizia sociale per prima. L’eroina fu introdotta sul mercato italiano anche per questo scopo: reprimere i movimenti sociali e quelle soggettività da essi espresse.
Il grande rimosso del nostro Paese sta proprio in questo periodo storico e politico.
In Italia un’intera generazione fu spazzata via dall’eroina: overdose, Hiv/Aids. Prendersi cura della memoria e della storia è compito importante.
Partendo dalle conclusioni io affermerei: mai più San Patrignano.
in questi ultimi anni, in un momento difficile per la nostra cooperativa abbiamo lavorato sui modelli pedagogici praticati all’interno dei nostri servizi. Le comunità per il recupero di persone tossicomani ne sono state protagoniste.
Certo non sono mancate le tentazioni (vedi l’articolo di Leandro), ma certamente il modello pedagogico, o per meglio dire i modelli pedagogici emersi, elaborati e anche perseguiti successivamente non hanno mai avuto a che fare con il modello San Patrignano: disciplinare autoritario, patriarcale, custodiale molto simile all’istituzione totale.
Non chiamiamoci comunque del tutto fuori, le tentazioni restano e si annidano là dove si abbassa la guardia e la banalità quotidiana prende il sopravvento sulle riflessioni partecipate.
Per ritornare al dibattito e alla memoria storica resto convinto della necessità di aprire un confronto sulla politica delle droghe nel nostro paese. Forse San Patrignano è stato soprattutto un modello sociale e non solo una comunità di recupero.
Oggi il paradigma è mutato l’addiction è un modo di produzione e di riproduzione sociale. Le droghe legali e illegali prosperano in un mercato diffuso, capillare e tuttavia sorretto ipocritamente dalle stesse leggi proibizioniste che vorrebbero contrastarlo.
Ben venga il dibattito allora. Abbiamo tanto da fare. Pratiche da consolidare, alleanze da creare, concetti da definire, riformulare.
Mi ha fatto molto riflettere guardando il documentario su quante volte Muccioli abbia detto “vita”. Come se la nuda vita “zoe” fosse sempre degna di essere vissuta. Mi ha fatto specie la figura dei Moratti, il rapporto fra pubblico e privato e il ruolo dello Stato. Sono sobbalzato quando ancora il concetto di “lavoro” viene identificato come un modello terapeutico, di che lavoro stiamo parlando?
Insomma
Mai più San Patrignano
Gian Michele Maglio
[illustrazione: James Ensor, L’ingresso di Cristo a Bruxelles nel 1889, olio su tela, 1888.]
- don Leandro Rossi, Le tentazioni delle comunità, “Utopia possibile”, numero 36, novembre – dicembre 1994, p. 5 – 6
- Bruno Marchini, SanPa ancora alla ribata, 7 gennaio 2021
- Alessandra Gandelli, Una via non ideologica ma critica, 9 gennaio 2021
- Mariarosa Devecchi, E quella sensazione di chiusura, 12 gennaio 2021
- Marco Sartorelli, Un modello che conosco, quello di Famiglia Nuova, 14 gennaio 2021
- Maurizio Mattioni, SanPa e il lento rimestare della memoria, 17 gennaio 2021
- Daniela e Carlo Cavalli, Anni intensi, 24 gennaio 2021
- V.C., L’immenso stupore di esserci ancora, 28 gennaio 2021
- Enrico Battini, Quanto male siamo disposti ad accettare per fare del bene?, 1° febbraio 2021