È molto difficile esprimere opinioni sull’affaire Muccioli e San Patrignano. Difficile perché è passato molto tempo da allora, e perché don Leandro, appunto, aveva già preso posizione in Famiglia Nuova, e poi perché penso in modo diverso da 30 anni fa; sono un’altra persona.
Ma il battage pubblicitario di questi giorni per la serie SanPa su Netflix, e le interviste e le prese di posizione dilagate in brevissimo tempo, e la suggestione lanciata da Gian Franco (che ci invita a rileggere questo articolo di don Leandro del ‘94) mi stanno smuovendo pensieri che provo a proporre augurandomi più contributi possibile.
Sono sicuro che Muccioli abbia sbagliato, ma non riesco a contestarlo come facevo appena conclusa la mia esperienza in CT. Prima e durante quel mio periodo ero poco interessato a commentare quel suo famoso sistema terapeutico, di cui per strada tutti sapevano conoscendo tutti qualcuno che era riuscito a scappare e, tornato per strada, raccontava il regime che vigeva in quel posto.
Ma mi viene in mente che non volendo entrare in quella comunità nessuno mi ha mai obbligato ad andarci: quindi ingresso volontario?! Durante il mio percorso in CT, ero preso dal provare a riprendermi in mano e grato per non essere finito, magari non avendo altro luogo dove andare, in un posto di violenza.
In due esperienze precedenti a Montebuono l’avevo subita anch’io: fisica e psicologica, quasi ancor più umiliante della prima. Ma arriva per molti il momento in cui si cede all’ingresso in Comunità, per vari motivi che in qualche modo consigliano o costringono: tanto passerà, le cose si rimetteranno a posto, e si potrà tornare a fare quello che si vorrà…
E invece è un’opportunità troppo importante quella del programma terapeutico in Comunità: non è e non deve essere l’unica risposta terapeutica, ma è quella che permette, a chi ne beneficia, di prendersi un tempo continuativo di cura del proprio sé, di rifare esperienza sociale, in una comunità inizialmente ristretta e residenziale, lontano dagli stratagemmi della dipendenza.
Ce ne sono e ce ne erano di spartane, di laiche, a impronta religiosa, che si rifanno a format americani, accreditate, pubbliche o private: tutti servizi diversi, diversissimi, in contesti diversi, diversissimi, come sono diversi, diversissimi, gli uomini e le donne che vi ricorrono.
Ho pensato che chi avesse alle spalle storie di dipendenza pesante e lunga e fosse anche compromesso con reati importanti, avesse bisogno di luoghi ad alto contenimento;
il contenimento delle dinamiche di autodistruzione che più o meno volontariamente vivono le persone con tossicodipendenza grave può concretizzarsi in violenza? Sono d’accordo con Leandro: mai.
Il contenimento può essere dato dal costruire e aver costruito un’alleanza che si oppone al declino intrapreso verso la morte, tra paziente e terapeuta, o tra cittadino sofferente e luogo di cura, o tra persona che si prende del tempo per sé e persone che supportano professionalmente operando in Comunità.
Ma tanti errori si commettono da utenti, da operatori, da direttori di Comunità: anche i volontari possono “cappellare”. Anzi, proprio l’opportunità di riprendere e ripartire dai propri errori può essere e creare l’occasione di una ripartenza, di una transilienza, buona anche per chi ha deciso di dedicarsi agli altri.
Impossibile immaginare che questa magia possa accadere in un luogo chiuso all’esterno e con numeri troppo alti di persone che, attraverso fasi di promozione al livello di responsabilità e sottomissione superiore, parlo sempre anche degli operatori e delle operatrici, dei direttori e delle direttrici, perdono di vista i fondamentali per cui tutti quei presenti si trovano là.
Occasioni troppo preziose per essere perse male.
Chissà qual è oggi il modello SanPa?!
Bruno
- don Leandro Rossi, Le tentazioni delle comunità, “Utopia possibile”, numero 36, novembre – dicembre 1994, p. 5 – 6
- Alessandra Gandelli, Una via non ideologica ma critica, 9 gennaio 2021
- Mariarosa Devecchi, E quella sensazione di chiusura, 12 gennaio 2021
- Marco Sartorelli, Un modello che conosco, quello di Famiglia Nuova, 14 gennaio 2021
- Maurizio Mattioni, SanPa e il lento rimestare della memoria, 17 gennaio 2021
- Gian Michele Maglio, Non chiamiamoci del tutto fuori, 20 gennaio 2021
- Daniela e Carlo Cavalli, Anni intensi, 24 gennaio 2021
- V.C., L’immenso stupore di esserci ancora, 28 gennaio 2021
- Enrico Battini, Quanto male siamo disposti ad accettare per fare del bene?, 1° febbraio 2021