Il 30 giugno con la prima dello spettacolo Leandro e famiglia, per il 40° compleanno della nostra Cooperativa, che sarà replicato a Lodi e in altre manifestazioni, Silvia Frasson, interprete del monologo, mi ha stregato.
Vestale ieratica ha scritto e poi mescolato in una pozione, sacra, le tante luci che hanno contraddistinto la vita del nostro fondatore, Leandro Rossi e, con tutta se stessa, in una scenografia naturale meravigliosa, il belvedere di Montebuono al tramonto è quasi struggente, mi ha donato un concentrato, quasi compulsato di sensazioni, di emozioni, di ricordi, di fallimenti, di successi, di madri disperate, di ore di religione a scuola a misura di ragazzi, di preti operai, di TRANS, di figli tossici, di Chiesa chiusa, di AIDS, di Chiesa aperta, di Comunità: mi sono sentito tutto in faccia, cioè in pancia, cioè…
E quel ciucciarsi le dita all’Angiolina, tra le piume dei cuscini sprimacciati, e tra un kuskì e kullì ha prodotto la fotografia della cooperativa di allora in 3D: c’ero dentro.
La testimonianza umana, prima che cristiana, di don Leandro è stata valorizzata nei suoi fuochi più caldi dal magnifico colpo di teatro di Silvia, che ha spaccato davvero, e la elegante e semplice serata è stata resa indimenticabile per la nostra Storia, che scriviamo ancora ogni giorno nei nostri Servizi, dalla passione dedicata alla serata da tutti gli Ospiti di Montebuono, capitanati dal Responsabile Fabio che hanno riportato la Comunità alla parvenza di antico splendore: tutto l’evento è stato curato nei semplici e ricercati dettagli da Chiara, abile “rossa” dell’associazione rumorBianc(O).
I saluti commossi ai vecchi amici ritrovati, l’eccitazione condivisa con quelli nuovi, con i colleghi di lungo e vecchio corso: eravamo in molti, tutte e tutti frastornati dalle passioni che don Leandro, attraverso l’incarnazione che ne ha fatto Silvia, ci ha fatto emergere, anche a chi non ne conosceva la storia. E allietati dall’ottimo leggero buffet, più di un grazie speciale a Mario e Domenico che lo hanno preparato, ci siamo sentiti ricchi di quello che abbiamo ricevuto.
Molti dei presenti al termine, con il sopraggiungere dell’oscurità, avevano occhi sgranati indicativi non solo della meraviglia umana appena sentita, anche della gravosa e scomoda eredità appena tatuataci addosso, altrettanto umanamente, in regalo per sempre.
Il vento a tratti fortissimo che ha accompagnato lo spettacolo non era di questa metereologia: chiederemo lumi a Mariarosa: il nostro Presidente sembrava se lo aspettasse…
Grazie Silvia!
Bruno
[foto di Camilla Poli – rumorBianc(O)]