Sono passate quasi 2 settimane dal pomeriggio passato al fiume Adda e il ricordo è ancora molto vivo. Con Mariarosa, Giorgio, Giusy, Diletta e Simone e Manuel, dopo il pranzo di alcuni di noi in Casa Oceano, siamo andati, con alcuni giovanotti che la abitano, a cercare un posto all’aperto, per girare e fotografare materiale utile a completare il video “BLUE”, che ha per soggetto la VITA che c’è dentro e intorno a Oceano, appunto. E che VITA vivace abbiamo vissuto quel pomeriggio.
Partiti e arrivati in zona con quattro ospiti, Sofi ci avrebbe raggiunti più tardi perché quel giorno aveva l’incontro con il suo Servizio Sociale di riferimento, abbiamo percorso un tratto di argine e un po’ del letto secondario, asciutto, del fiume, intenti a trovare il luogo giusto. Finalmente Mery arriva a individuare un tratto di riva del fiume sufficientemente largo per poterci fermare dove ci farà scoprire delle conchigliette di acqua dolce.
L’acqua, un fiumetto piccolo che scorre poco più lontano, è attraente in quel pomeriggio caldo di mezza primavera: Diletta senza inibizioni entra come natura l’ha creata, senza badare le smorfie e le corsette a nascondersi dalla paura di Moustafa, il piccoletto dei quattro, anche lui mascotte della spedizione. Ahmed in quater e quatr’ott si toglie gli abiti già estivi e in pochi secondi sbraccia verso la riva opposta. La Presidente, preoccupata dai rischi della corrente, si spende in richiami per farlo uscire dall’acqua: come non avevamo previsto lui sorridendo felice nell’acqua dice “Sì signora” allontanandosi ulteriormente. Nadesha si spoglia anche lui e anche lui entra felice nell’acqua. Nabil e Moustafa guardano insoddisfatti i loro amici che si divertono un mondo, e anche loro, alla faccia della paranoia e del pregiudizio che “…hanno paura dell’acqua, non la conoscono…” entrano poco dopo, anche loro incuranti delle raccomandazioni di Mariarosa e mie. Anche un pescatore non lontano, e alcuni canoisti di passaggio, che ci guardano perplessi, non sono di aiuto: la pantomima finisce per fortuna con tutti che escono, quando lo hanno deciso loro, tutti sani ad asciugarsi.
Ci spostiamo alle cave della zona: per arrivarci ho dovuto gestire una specie di prova di forza per impedire che si creassero altri momenti di rischio: i due con il curriculum più trasgressivo volevano insistentemente accendere e guidare qualche metro fuori dal parcheggio l’auto con cui eravamo arrivati. Breve discussione che è continuata poi con l’auto della Presidente e anche con quella di Simone anche dopo le discese di corsa e le impegnative risalite sulle dune della cava.
Prima di ritornare a casa un piccolo rinfresco con qualche bibita… e accidenti, vendono anche la birra nei bar…
In Lodi, a poche centinaia di metri da Casa, in macchina, altra scaramuccia originata in quel momento forse dall’aver fatto sedere il più piccolo accanto a me che ero alla guida: gerarchicamente non ci stava, non mi ricordavo l’ambita importanza di stare davanti. Il battibecco è velocissimo, non in italiano quindi non capisco la vera questione: uno spazio tutto loro. Intervengo, incoraggiato dalla presenza di Sofi che ci aveva raggiunti alla cava provando a richiamare il più grandicello alla responsabilità di non provocare e o reagire, sempre, forse aggravando la VITA che, immagino, e glielo dico, non sia per loro lieve.
Ci lasciamo a Oceano salutandoci sperando non sia stato lasciato nulla di irrisolto e che avrei verificato la mattina dopo. La mattina dopo ho verificato che tutto fosse andato bene e tutto era andato bene. Tutto era andato bene.
Ho passato un giorno scarso con loro, pranzato insieme il primo giorno, scalato le dune come hanno fatto loro, tentato l’equilibrio sul monociclo di Simone in mezzo a loro, e ho fatto l’operatore energico “spuntato” quando c’è stato bisogno. Ho visto tenerezza tra loro e dinamiche di relazioni forzose. Ho pensato che abbiano un soggiorno intenso a Oceano. E mi piace molto che sia questo l’approccio pedagogico: lavorare e sostenere la rielaborazione degli errori piuttosto di impedire che accadano!
Ho imparato tanto, ancora, un’altra volta. È stata una “lezione di VITA” non prevista.
Bruno