La proposta di una legge che lega la cittadinanza italiana allo ius scholae è una cosa insopportabile, altro che bella idea dei moderati. Meglio di niente! è un’affermazione che non mi è mai piaciuta, perché di solito riduce un diritto, una giustizia in una pseudo giustezza. Leghiamo al merito scolastico un diritto che dovrebbe essere riconosciuto subito, senza se e senza ma, per tutti quei giovani nati in Italia da genitori che non hanno origini italiane. Una specie di diritto ius scholae esiste già: infatti circa un quarto degli studenti nelle scuole italiane non sono di cittadinanza italiana, eppure frequentano, studiano, parlano, scrivono, quindi pensano, rispondono in lingua italiana. Ma hanno il loro diritto di cittadinanza legato a quello dei loro genitori, al rinnovo di quel permesso con pratiche di attesa infinite e snervanti, legato al lavoro, all’affitto di una casa, alla residenza. Legato alla possibilità che uno dei requisiti venga a mancare e che il rinnovo rischi di non arrivare. È vero che dove c’è un bambino inserito e genitori “consoni” la protezione del minore può estendersi anche ai genitori, o uno di essi, ma è una suspense continua, un’angoscia gratuita provocata da leggi sbagliate.
C’è poi la storia dei cicli scolastici, del merito: per carità, si premiano solo i migliori? Va bene la scuola dell’obbligo, ma servono programmi scolastici che intercettino e sviluppino le attitudini dei singoli ragazzi e delle singole ragazze anche con cittadinanza italiana: i NEET non sono solo “stranieri”, e non potendo né volendo togliere la cittadinanza italiana a chi la possiede e non conclude i cicli, non riesce ad avere merito scolastico, o ha bisogno di “essere creativo” in un altro modo,
perché dobbiamo usare il merito scolastico per attribuire un diritto laico e civile (stavo scrivendo sacrosanto) che lo Stato italiano dovrebbe, per la sua storia culturale, già garantire?
E non tutti possono vincere gare sportive da medagliere olimpico per vedere riconosciuta un’appartenenza che è già nelle cose di oggi.
Deve essere cittadinanza per tutti e per tutte coloro che nascono qui grazie a una legge Ius Soli; il merito verrà, e anche l’amor tricolore di patria, tanto caro a molta parte del paese, non potrà che essere più forte, proprio anche in senso patriottico.
+Europa ha indetto un referendum sulla cittadinanza per il dimezzamento dei tempi di richiesta che scenderebbero ai vecchi 5 anni…. ma non è Ius Soli, non so se firmerò al www.referendumcittadinanza.it. Molte reti, tra le quali il CNCA, Libera, Forum disuguaglianze e povertà, Gruppo Abele hanno aderito al comitato promotore, forse sempre perché è meglio di niente, o forse perché sono i piccoli passi che fanno la politica reale? Mah!
Bruno