La liberazione dalla detenzione preventiva del giovane Zaki è stata una bella notizia. Voglio credere che sarà confermata anche nelle prossime sedute del processo che non è terminato con il ritorno alla libertà. La notizia inevitabilmente porta all’epilogo nefasto della vicenda del giovane Giulio Regeni: non c’è luce su quella storia e non ci sarà pace presto per i suoi genitori e per quanti gli hanno voluto bene. Attenderemo con passione di capire cosa è accaduto, chi ne è stato responsabile?
Siamo tutti impegnati e travolti nel vivere al tempo del Covid, saturi di orribili notizie di femminicidi quotidiani, di altrettanto giornaliere vittime sul lavoro o delle ultime provocate dal crollo dell’ennesima palazzina che rischiamo non solo di cadere nell’indifferenza, ma di scadere nel menefreghismo.
Nello stesso giorno, una notizia apparentemente folkloristica mi riporta a considerare i pensieri e i sentimenti con cui valutiamo il rispetto dei diritti, la loro difesa e l’applicazione delle leggi che li tutelano, nel nostro paese. Leggo la news dal sito, cerco il video e penso sia un trailer di un restaurato cinepanettone; invece è una ripresa in diretta di una cittadina qualunque che riprende la scena mentre vi assiste e che ritrasmette (pubblica!) sui social: è evidente la non applicazione della tutela dei diritti umani, agìta per ricordare la giornata mondiale dedicata, da chi le leggi le deve saper applicare, gli operatori di polizia, ma appunto nel rispetto totale dei diritti di tutti! Le manganellate al giovane nigeriano fuori di testa che nudo si esibiva in cima al gruppo di statue di marmo nella meravigliosa fontana di piazza della Repubblica a Roma sono state una manifestazione di brutalità pesante:
non si potevano vedere quelle immagini di quei poliziotti accanirsi sul bersaglio facile.
Gravissimo.
Attenderemo con la stessa passione per Regeni di capire cosa è accaduto?
Così come dovremo sapere cosa è accaduto al giovane tunisino Wissem Ben Abdel Latif a fine novembre, ed essere inflessibili nell’indagare chi ha avuto responsabilità della sua morte, legato al letto del servizio psichiatrico di un noto ospedale della capitale: e sapere cosa era successo sulla nave dove aveva trascorso la quarantena dopo il suo arrivo sui barconi, e nel Cpr di Ponte Galeria.
Sappiamo e ci interessa sapere cosa è accaduto? E o cosa facciamo perché la cultura dei diritti umani abbia un codice unico, valido per tutti?
Testimonieremo allo stesso modo per un nostro cittadino deceduto in un paese straniero per cause non chiarite, esponendo striscioni anche per il cittadino straniero morto nei Servizi del nostro eccellente sistema giuridico e di quello ospedaliero sanitario?
So che non sarà così e mi penso, per giustificarmi un po’, impotente.
E 2 sono, e 2 erano, giovani…
Bruno