Caro Ibrahim, domenica nel silenzio attonito, confuso, e addolorato, in quella saletta del pronto soccorso dove sembravi addormentato, un sentimento forte mi attraversava la mente: Ingiusto!
Non ti conoscevo, sapevo poco di te, ci siamo incrociati qualche volta a Crespiatica e in segreteria, mi sono arrivati segnali di preoccupazione da Luigi, da Ilaria, da Manuel per la tua salute psicologica e leggendo la tua storia, tracciata e sintetizzata dalle parole arrabbiate e allo stesso tempo amorevoli di Giuseppe, ancora forte è salito dentro me il senso di ingiustizia che accompagna certe vite.
Mi è venuto naturale chiedermi perché, senza alcun merito personale, ci sono persone come me che vivono vite umane, piene, ricche di relazioni e di benessere che garantisce la possibilità di perseguire e, a volte, realizzare i propri sogni e persone come te che, senza alcuna colpa, debbano resistere a prove durissime, disumane che non possono non lasciare tracce di sofferenza anche gravi fino alla patologia.
Mi chiedo sempre, quando incontro la morte, che senso può avere questa vita, che cosa la rende vivibile unica e preziosa come un dono, ciascuna persona dà a questo cammino un proprio scopo fino a ritenerla il disegno di un Dio grande che ci ama tutti.
Io vacillo molto, mi piacerebbe l’idea di essere tutti figli dello stesso Padre, fratelli tra di noi, capaci di amarci e non opporci gli uni agli altri, forse è proprio questo il sogno di Dio e credo davvero che se riuscissimo a viverci così, come un’unica famiglia umana, capace di sostenersi a vicenda, senza prevaricazioni, senza assolutismi, senza desideri di possesso e di egemonia, saremmo tutti più felici e vivremmo vite davvero umane.
Questo è quello che con le nostre fragilità, con le nostre contraddizioni e con i nostri privilegi cerchiamo di fare in Cooperativa con chi affianca la sua vita alla nostra. Continueremo a far sentire la nostra voce, a praticare l’accoglienza, ad opporci alle discriminazioni perché in fondo al mio cuore e forse in fondo al cuore di tutti noi “il sogno di Dio lo voglio anch’io, lo vogliamo tutti” e faremo tutto il possibile perché si possa realizzare.
Oggi salutiamo te con questo impegno, ti accompagniamo in questo ultimo viaggio col pensiero anche al tuo paese, alla tua famiglia alla tua gente. Sei venuto via da un mare meraviglioso con spiagge bellissime su cui spero oggi la tua anima possa passeggiare davvero in pace.
Buon viaggio
Mery