Carlo Cavalli per “Utopia possibile”, numero speciale – 30 anni, maggio 2012, p. 27.
Ho incontrato Leandro nel 1979. Quel giorno la porta di casa aperta invitava a entrare. Ci siamo salutati calorosamente (già ci conoscevamo). Gli ho chiesto di venire a parlare delle “droghe” agli alunni delle mie classi. Mi ha risposto “io vengo se tu ti fermi ad aiutarmi”. Io mi sono fermato ma lui non è mai venuto alla mia scuola. Poco tempo dopo gli ho chiesto perché la porta di casa fosse sempre aperta.
Con disarmante semplicità, lui teologo di fama mondiale, mi ha risposto “chi liberamente entra, liberamente esce, io aspetto”. Dopo due anni Leandro ha costituito, dopo discussioni a non finire, la Cooperativa Famiglia Nuova della quale fin da subito ho fatto parte.
l ricordi sono infiniti. Quello che più riaffiora è legato a una sera particolare. Un giovane, grande e grosso, arrivato da pochi minuti, piangeva come un bambino. Leandro taceva. Poi all’improvviso chiese “Cosa posso fare per te. Ho solo un tetto e un po’ di minestra”. Il ragazzo lo abbracciò e piansero assieme. Ecco, credo che l’insegnamento più grande di Leandro sia proprio l’accoglienza: la capacità di accettare e di farsi accettare, di scoprire il filo rosso che lega la propria vita a quella dell’altra persona.