Mariagrazia Gennari per “Utopia possibile”, numero speciale – 30 anni, maggio 2012, p. 30.
Ho pensato molto a cosa scrivere per il trentennale di Famiglia Nuova e devo ammettere che per me non è stato facile riassumere in poche righe, (non mi appartiene proprio la capacità di sintesi), una realtà che mi sta accompagnando da cosi tanto tempo e che ho vissuto a 360 gradi:
- come parrocchiana quando don Leandro ha aperto la prima comunità nella canonica del mio paese e tra dissensi e pochi consensi ha aperto una finestra sul mondo sconosciuto dell’emarginazione;
- come socio lavoratore quando sono stata assunta prima come operatore nella comunità femminile (ero proprio negata) esclusivamente per venire incontro al mio bisogno di trovare lavoro per mantenere la mia famiglia e poi nell’amministrazione dove ho potuto dare il mio contributo alla cooperativa mettendo in campo le mie competenze;
- come amministratore con lo sforzo continuo di trovare un equilibrio fra l’aspetto finanziario e l’aspetto sociale e la caparbietà che è comune all’intero CdA, nell’affrontare nuove sfide come amica perché nel corso degli anni ho incontrato persone con le quali ho intessuto legami veri e profondi che hanno arricchito e arricchiscono tutt’ora la mia vita;
- come persona che ha potuto conoscere e immergersi in maniera significativa in una fetta della nostra società che pochi conoscono o non vogliono conoscere e per la quale troppo spesso ci si limita a parlarne con le solite frasi pre-confezionate;
- come cristiana perché ho visto prendere vita alcune pagine del Vangelo in luoghi che purtroppo solo pochi definirebbero “fertili e buoni” e con uomini e donne che a volte per scelta o per altri motivi non hanno nulla a che fare con la fede;
- come famiglia perché mi sono sentita sostenuta e accompagnata nel momento di grande fatica che abbiamo attraversato e perché oggi posso essere presente nella mia famiglia quando è importante il mio esserci;
- come donna perché nel tempo ho capito quanto alto è il valore della vita di ciascuno al di là della sua storia e quanto importante sia riconoscere e difendere la dignità di ciascuno.
Forse mi sono dilungata ma mi permetto di lasciarvi questi pensieri di Helder Camara che mi sono piaciuti molto perché leggendoli ha rivisto il nostro cammino e la nostra storia.
“Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro “io”.
Partire è smetterla di girare in tondo attorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita.
Partire non è lasciarci chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo, l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire.
Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari e volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro.
Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore. Felice chi comprende e vive questo pensiero: “se non sei d’accordo con me, tu mi fai più ricco”.
Avere vicino a sé uno che sa dire soltanto “amen”, che è sempre d’accordo, già prima che glielo chieda e incondizionatamente, non è avere un compagno, ma un’ombra.
Se il disaccordo non è sistematico e tendenzioso, ma proviene da una visione diversa, allora può soltanto arricchire. È possibile viaggiare soli. Ma il buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni. Compagno: etimologicamente significa chi mangia lo stesso pane. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato…
Il buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati, stanchi… Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta. Con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino.
Andare avanti solo per andare avanti non è un vero camminare.
Camminare è andare verso qualcosa; è prevedere un arrivo, uno sbarco. Ma c’è cammino e cammino. Per noi discendenti di Abramo, partire è mettersi in marcia e aiutare anche altri a cominciare la stessa marcia per costruire un mondo più giusto e più umano.”