Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 23, 1° dicembre 1998, p. 39.
Il libro appena uscito «Alle porte di Sion» dell’editore Monti di Saronno ha costituito per me un vero godimento spirituale, per tante cose. Presenta «Voci di omosessuali credenti», raccolte dal «gruppo» La Fonte di Milano, diretto dal sacerdote Domenico Pezzini, che insegna letteratura inglese presso l’università di Verona. Da quasi venti anni si occupa della cura pastorale degli omosessuali. L’importante è che si tratti di credenti bisognosi di un cammino di fede, di fatto poi sono anche omosessuali. Da questo gruppo è nata la raccolta di testimonianze. Alcune sono conferme, altre sono novità. Tutte si ascoltano con rispetto e racchiudono un cammino di sofferenza, perché essi si sentono rifiutati dalla società civile ed ecclesiale. Ed ecco la prima e più grande sorpresa, come direbbe Paolo: «hanno combattuto la (buona) battaglia ed hanno conservato la fede».
La Chiesa li ha sempre presi a pesci in faccia (la Bibbia addirittura li condannava a morte). In altri ambienti sono con il dente avvelenato verso l’Istituzione, ma qui hanno conservato tutti la fede in Dio (che «così» li ha creati; in Cristo e nel suo Vangelo, che non li ha maltrattati, ma amati; e persino nella Chiesa, verso la quale hanno assunto un atteggiamento critico, a volte, ma non aggressivo, anche quando esprimono la convinzione chela Chiesa cambierà ed un giorno chiederà scusa, come fa oggi col passato.
L’autore ha solo 40 pagine di Introduzione ove si mostra competente in campo teologico e conoscitore di tutti gli ultimi documenti vaticani. «L’orientamento educativo sull’amore umano» (1983) dice che ci sono cause che si possono prevenire e/o rimuovere. E la Congregazione per la dottrina della Fede del 1986 lascia intendere che l’omosessualità raramente non proviene da scelta deliberata. Ricordo che il mio Vescovo di allora venne da me in Comunità a regalare e presentare l’opuscoletto. I miei ragazzi tossici della Comunità risposero con fermezza e convinzione: «Non è scelta loro. Non ne hanno colpa per la condizione omosessuale. Dio li ha fatti così. Sarebbe come condannare i mancini». Gli altri avrebbero detto che questi giovani erano in buona fede. Io fino da allora ritenevo che fosse una «fede buona». Difatti uscì il Catechismo del 1992 n. 2358, per il quale ci sono gli omosessuali innati, che quindi non scelgono la loro omosessualità. Il Card. Hume ha usato il termine «amore» per qualificare il rapporto che lega tra loro due persone dello stesso sesso; un amore che va apprezzato e rispettato, come quello di Gesù con Lazzaro, Marta e Maria (Gv 11,5). Questo amore tanto bello è fragile e difficile («Benché significhi entrare nell’area della più ricca esperienza umana») e può cessare un triste giorno, come avviene anche per il matrimonio e per l’amicizia.
È interessante che si tratti non di giovani scanzonati, ma seri. Esprimono tutti un giudizio negativo e un rifiuto delle discoteche Gay e simili. E dicono che non si può mettere sullo stesso piano il divertimento, il piacere, la strumentalizzazione delle persone e il vero amore; se no saremmo proprio ciechi. È importante smontare l’idea che l’omosessualità dia per ciò stesso l’infelicità (idea favorita dal nostro dire che l’omosessualità è «intrinsecamente disordinata»). Comunque il problema della gestione appagante della affettività e della sessualità e di tutti. Bisogna aiutare un po’ alla volta questi giovani a non nascondersi (senza bisogno di esprimersi nelle chiassate dell’orgoglio gay). Del resto 30 anni fa le femministe non facevano lo stesso, per poter rivendicare i giusti diritti?
Si potrebbero trattare altri aspetti, ma il problema cardine, che hanno tutti, è l’amore per il proprio simile.
C’è chi dice che questo problema non ha soluzione oggi. Ma solo le montagne stanno ferme. Ci sono segni di piccoli cambiamenti nella Chiesa. Anche questi gay sono Chiesa. Alcuni di loro ci dicono qui che si appellano a due principi indiscutibili: il principio della coscienza (certa, anche se fosse erronea, ci dicono i teologi) e il principio dell’Amore («se ami davvero puoi fare quello che vuoi», diceva S. Agostino). Andrea cita Luca 12, 54-57 ove si parla dei «segni dei tempi» e dice: «Ipocriti… come mai non sapete discernere questo tempo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? ». Infine c’è la Legge Nuova, che è quella di Cristo (misericordioso) (Gl 6,2) ed è la «Grazia dello Spirito Santo» (Rom 8,2), che ci dice nel cuore ciò che dobbiamo fare.
[immagine: Georges Seuratc, Due uomini che camminano, 1882-1884, particolare.]