Il 31 marzo, oltre ad essere stata la domenica di Pasqua è stato il giorno in cui in Italia è tornata l’ora legale. È stata anche la giornata mondiale della visibilità transgender. Nel mio elenco di giornate mondiali era la Giornata del Back up, vatti a fidare del web.
Nei giorni precedenti la Pasqua ho letto che il 28 marzo, trans e immigrati sono stati scelti per la lavanda dei piedi in una chiesa romana, una “Chiesa di tutti”. Ancora prima, il 2 febbraio per la Candelora, si è svolto il tradizionale pellegrinaggio di trans al santuario di Montevergine, sul monte Partenio, nell’Avellinese, per rinnovare l’adorazione e la richiesta di protezione. Programmi televisivi e serie seguitissime in streaming vedono protagonisti o conduttrici persone transgender. Userò transgender che è un termine da preferire a transessuale perché transitare tra i generi non è una questione solo sessuale: le persone T possono essere di qualsiasi sessualità; meglio ancora andrebbe chiesto loro, secondo le regolette dell’ultima ora del parlare corretto, come preferiscono o vogliono essere definite. Purtroppo in alcune aree di questo piccolo e grande mondo sono una popolazione di cittadini e cittadine ancora molto stigmatizzata, tra le più colpite da discriminazione e attacchi di violenza, spesso mortale. Anche in Italia anziché rispetto suscitano morbosità e screditamento e anche disvelamento pubblico, come a voler prendere, pubblicamente, le distanze da loro. È utile quindi che circoli l’ennesima sensibilizzazione anche attraverso una giornata mondiale dedicata alla visibilità transgender, perché ancora non va tutto bene. Quindi per me la giornata di visibilità T deve essere per una presa di posizione e protezione in favore delle persone transgender ancora vittime di povertà, di violenza, di sfruttamento o di tratta forzata. Quando parliamo di persone che sono in un percorso di transizione dovremmo riflettere su alcune considerazioni perché essere persona transgender non è generalizzabile. Se sei persona F to M o sei persona M to F è diverso, se sei “solo trav”, o drag queen professionale o crossdresser è diverso, se sei trans è diverso; se hai un buon tenore di vita, magari da sempre perché lo aveva la tua famiglia, diverso ancora. Se hai studiato o no può portare a percorsi di vita diversi. Se accedi ai diritti o no è diverso. E così molti altri casi di vita diversa, ma in fondo la stessa.
Il tema delle persone che transitano dal sesso biologico, in alcuni e per fortuna non comunissimi casi è attribuito, è complesso e andrebbe approfondito: dall’ammissione in società, agli insulti facili e volgari, dalla triptorelina, il farmaco utilizzato per bloccare la pubertà in tempo prima che si esprimano le caratteristiche sessuali primarie, oggetto in questi giorni di un intervento governativo ostativo a prescindere, alla necessità per le persone transgender di essere i e le protagonist* della loro emancipazione sociale economica e globale: non vittime, ma protagonisti e protagoniste visibili nella storia.
Auspico da sempre un mondo dove sia possibile stare bene per come si è, per chi si è. Perché è così difficile non viverci già?
Bruno