La quinta sezione della Corte di Cassazione ha sentenziato che è reato soccorrere i migranti in mezzo al mare per riportarli in Libia o affidarli alla sua guardia costiera. La Libia non è un porto sicuro.
Mi sono chiesto più volte come si fa, quale maledizione contraddistingue chi vuole impedire a ogni costo a giovani uomini, spesso ragazzini o a bambini piccolissimi con le mamme stremate, di approdare su una terra ritenuta più sicura, rimandandoli nell’inferno da cui arrivano?
Ogni giovane migrante africano con cui ho avuto l’occasione di parlare del viaggio, mi ha raccontato poco dei paesi africani che ha attraversato; della Libia hanno detto tutti il peggio: lì hanno subito le cose peggiori: sfruttamento, schiavitù e fame non hanno avuto prezzo, non hanno sentito giustizia. Altro e oltre i film.
Le cicatrici che portano sulla pelle, anche sulla testa, sono impressionanti ed evidenziano le torture subite, a rischio della vita. I governi anti immigrazione del Mediterraneo e d’Europa, solo per stare dalle nostre parti, pretendevano di respingere l’esodo per legge, di rimandarli dove sono stati segregati, violati, violentate, bastonate, con la scusa di contrastare gli scafisti, per loro il male assoluto.
Aveva cominciato Minniti nel 2017, allora ministro dell’Interno del governo Gentiloni, con il Memorandum Italia-Libia, e poi Salvini e Meloni hanno fatto il resto: contro migranti a cui si negava e ai quali hanno ridotto il diritto d’asilo e contro le navi umanitarie che li soccorrevano in mare per farli sbarcare in Italia, obbligandole a non entrare in porto o a raggiungerne uno improbabile, a giorni di navigazione di distanza, per affilare il coltello tra le pieghe e per girarlo nelle piaghe della cattiveria persecutoria.
Vedremo come finirà l’idea brillante delle deportazioni in Albania dei migranti giunti sulle coste italiane, acclamata dalla governance europea, sul modello della genialità funesta di Sunak, primo ministro che manderebbe in Ruanda i migranti non regolari che arrivano in Inghilterra via mare e con barchini di s-fortuna. Più lontano, no?
Bruno