La scorsa settimana sono stati bocciati 2 referendum cui tenevo molto. Il loro intendimento, ma la formulazione del quesito è stata in entrambi i casi giudicata inammissibile, era di rispondere a pronunciamenti delle Corti Costituzionali e ai bisogni del tempo.
Io avevo capito, semplificando molto, che uno fosse per consentire l’interruzione della vita, quando questa non avesse più caratteristiche umane per essere vissuta, e che l’altro fosse per consentire la coltivazione, per uso domestico, personale, di piante di erba (gergale).
Queste erano le mie aspettative su quei 2 quesiti nazionali: ho sperato davvero in un avanzamento moderno del paese, ma, è stato detto dal Presidente della Consulta, che i quesiti referendari sono stati bocciati perché male formulati: non si può sentir dire che i quesiti fossero per consentire l’omicidio del consenziente e la produzione casalinga di piante di droghe pesanti!
È vero che l’istituto del referendum in Italia può essere solo abrogativo e che i quesiti sono fraseggi per addettissimi al mestierissimo (eccetto quello sulla responsabilità civile dei giudici la materia dei referendum ammessi infatti mi era “straniera”); ed è vero che abbiamo poi assistito all’annullamento del valore del risultato referendario quando abbiamo visto cambiare niente su un tema fondamentale come l’acqua bene di tutti.
Ma in Italia la possibilità di vedere riconosciuti il diritto a poter scegliere divorzio e aborto, sempre scelte dolorose, è stata possibile grazie ai referendum, che ci hanno permesso di abbandonare i calzoni corti della civiltà.
La possibilità, non l’obbligo, di ricorrere al fine vita quando le condizioni qualitative e sanitarie non offrono speranze di minimo benessere e aspettativa, e quella di coltivare sul balconcino di casa alcune piante di marijuana (la coca non cresce nei nostri climi e territori e l’oppio ha bisogno di trasformazioni importanti per diventare eroina), controllate per quantità e forse per qualità, erano istanze contemporanee, importanti, fondamentali per una società laica e civica. Anzi sono istanze moderne, da istituire adesso. Chissà se il Parlamento…
E senza usare i facili temi dell’accanimento terapeutico e dei trafficanti di mafie.
Bruno
Referendum: Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il referendum (gerundivo del verbo latino refero «riporto», «riferisco» dalla locuzione ad referendum «[convocazione] per riferire») è un istituto giuridico con cui si chiede all’elettorato di esprimersi con un voto diretto su una specifica proposta o domanda. Con il referendum si può richiedere ad un corpo elettorale il consenso o dissenso rispetto a una decisione riguardante singole questioni; si tratta dunque di uno strumento di democrazia diretta, che consente agli elettori di pronunciarsi senza nessun intermediario su un tema specifico oggetto di discussione. I requisiti, la disciplina e le caratteristiche sono disciplinati nei vari ordinamenti giuridici.
[nella foto: Albrecht Dürer, particolare del Cristo dodicenne tra i dottori, 1506, olio su tavola]