Il giudice tutelare ha nominato il papà di Samantha suo amministratore di sostegno. I medici non potranno più disporre della qualità della vita e della fine (al femminile) della vita senza confrontarsi con chi Samantha l’ha voluta, cresciuta, amata. Direi, anzi dico: bene!
Il tema è delicatissimo, la parola eutanasia risuona drammaticità, ma l’intensità del dolore di un corpo straziato, il passare dei giorni che prolungano lo strazio dei famigliari, Samantha ha un gemello e una madre della quale vi invito a leggerne qualche passaggio in qualche intervista, urgono un’interruzione. Con tutto il dolore nel cuore, in un caso come questo, in quelli che l’hanno preceduto e che seguiranno, è senso umano, data la situazione, interrompere l’attaccamento meccanico ai “salvavita” e lasciare andare, più naturalmente, il corpo, so quanto costa emotivamente, o è giusto e doveroso prolungare oltre ciò che è possibile vedere, e sapere?
Capisco chi sostiene il rischio di una degenerazione impropria dell’eutanasia sugli altri, sugli “improduttivi”: condivido e deve essere garantita la tutela dei cittadini vulnerabili, soprattutto se poveri. Ma qui non c’entra ricco o povero, giovane o vecchio, produttivo o improduttivo di una qualche ricchezza commerciale:
c’entra invece avere il coraggio di chiamare non vita l’obbligo di subire certe condizioni innaturali, talvolta imposte appunto perché manca la norma che ne regoli condizioni applicative.
Il papà ha ora diritto a fare valere le intenzioni di volontà che pare Samantha avesse espresso: anche il fratello lo testimonia.
Non c’è tanto altro da dire, se non che sosterrò, quando sarà proposto, il referendum sul fine vita: se sarà una proposta di legge seria, a tutela della qualità della vita, della riduzione e cessazione dello strazio infinito che il dolore, fisico e affettivo, a volte non solo accidentalmente procura, nel rispetto delle volontà individuali di ciascuno, a protezione dei più fragili, anche in assenza di volontà precedentemente depositate, voterò a favore.
La storia di Samantha potrà diventare emblematica, suo malgrado, ma come in altre storie famose, anche con lei, l’amore coinvolto direttamente negli affetti più cari della famiglia dice subito da che parte stare, anche in assenza di legge.
Bruno