“Il Cittadino”, 10 ottobre 2020.
Lodi. La Casa della comunità Famiglia Nuova ospita dieci ragazzi tra i 15 ei 19 anni con un passato difficile «Qui accogliamo anche la famiglia».
«Il Ritorno del ragazzo in famiglia, un genitore ci ha telefonato per dirci che il figlio chiedeva di pranzare a mezzogiorno. Perché che si prepari pranzo e cena non va dato per scontato in tutte le famiglie. Qui invece l’aveva vissuto». Se una minima scansione della giornata costituisce un primo passo per un poco di ordine, anche della persona, quanto è vero questo nell’adolescenza? Lo Sanno bene a Casa Oceano, la comunità di Famiglia Nuova che sorge proprio di fianco alla sede della cooperativa sociale, in zona Fanfani a Lodi.
Sono dieci ragazzi tra i 15 ei 19 anni ospitati, in quanto vittime di abusi, maltrattamenti, abbandono. Per ciascuno di loro dunque c’è un tribunale o un servizio sociale che li ha tutelati «Il tribunale dei minori di Milano, i servizi di Lodi, Pavia, Milano e Como», dice il coordinatore Gian Michele Maglio. Fino a due anni fa arrivavano anche minori stranieri non accompagnati, ora il numero è calato.
Tutti, dal 2008 a Casa Oceano trovano uno spazio «che riteniamo familiare, di spessore affettivo. In genere vengono intercettati perché non vanno a scuola o sono autori di reato. Quando non riescono a chiedere aiuto da nessuna parte, sono notati per i reati. Hanno trascorso una vita difficile, ma restano sempre adolescenti. Che poi significa anche un alto potenziale».
E Quando a Casa Oceano accolgono un ragazzo, accolgono anche la famiglia. «Altrimenti si rischia che lui sia il capro espiatorio, ma c’è tutto un mondo che l’ha costruito e che non cambia. Occorre considerare il sistema affettivo allargato». Magari al termine del percorso, in famiglia il ragazzo tornerà anche.
Arrivano in media a 15 anni, la tutela va fino a 18, in pochi casi prosegue fino al 21.
Intanto in comunità l’adolescente trova rapporti significativi, sani.
Con il responsabile ci sono educatori per professione (in questo momento anche Juan, da Cordoba), uno psicoterapeuta, una psicologa e, dall’esterno, professionisti dell’età evolutiva.
I ragazzi vanno a scuola, se possibile fanno uno sport. «Noi diciamo che la comunità ha tre muri. Il quarto è il territorio perché è vitale con le associazioni, gli oratori, le società sportive. Nei Gruppi alla pari è proprio cosi che i ragazzi crescono», spiega Maglio.
Luminoso l’impatto per chi entra a Casa Oceano: a proposito di pareti, il grande soggiorno ne ha una interamente in vetro, affacciata sul verde esterno, le altre sono gialle, rosse, arancioni, appese si vedono la bacheca quadri realizzati dagli stessi ospiti, i divani e il biliardino lasciano immaginare la vita quotidiana.
Il lockdown è passato senza contagi tra Dad, partite di pallavolo, laboratori e persino una scuola di circo. «I traumi sono emersi dopo, qualcuno dopo un mese ancora non usciva». Ora anche a Casa Oceano i ragazzi sono tornati a scuola (quasi) tutti contenti.