È dalla piccola canonica di Cadilana, adiacente all’omonima parrocchia, che abbiamo iniziato ad accogliere chi si presentava a quella porta con la propria vita “sbagliata” con il proprio dolore con la propria difficoltà a vivere, sono passati tanti anni e noi continuiamo a farlo.
La “competenza umana” e le competenze professionali si fondono e compongono la trama del nostro modello “terapeutico”. È una trama che tessiamo tutti i giorni insieme a chi, come tanti anni fa, si affaccia alla porta delle nostre Comunità, della Casa Alloggio del Servizio ambulatoriale.
Nel corso del tempo la complessità crescente del fenomeno legato all’utilizzo delle sostanze psicotrope e stupefacenti, ha aperto scenari complessi e variegati che impongo sguardi diversificati e attenti sulle nuove modalità di consumo, sulla precocità di accesso all’uso e al consumo, direttamente o indirettamente legati alle condizioni di dipendenza.
Si sono rese necessarie nuove progettualità, un approccio mutidisciplinare e più individualizzato sui limiti, sulle abilità e sulle risorse portate da chi stringe con noi, e con il servizio sanitario di riferimento, un rapporto che tende a costruire un possibile affrancamento dalla condizione di dipendenza patologica.
Nei nostri servizi, si è da tempo consolidata, purtroppo, una concomitanza di comorbilità, spesso di tipo psichiatrico, che ha reso l’orizzonte dei progetti riabilitativi più modesto, meno risolto in termini definitivi. Questi scenari mutati hanno portato la Cooperativa ad interrogarsi e a intraprendere un percorso, ancora in opera, di misurazione della qualità dell’intervento pedagogico riabilitativo per valutare l’opportunità di adeguare ancora, di diversificare di nuovo, le filosofie e le strategie utilizzate per provare a diminuire lo stigma e l’insuccesso che da molto tempo contraddistinguono l’esperienza umana della dipendenza patologica.
Ed è proprio per superare questo stigma che ogni Educatore, ogni Responsabile di servizio che si adopera in questa esperienza sceglie ogni giorno da che parte stare, nonostante la fatica, nonostante a volte la caratura dei progetti si perda nel, quando va bene, nulla: convinti che parteggiare per la possibilità di successo, quello possibile per quella persona, è esso stesso già processo terapeutico.
Le dipendenze residenziali
Le strutture residenziali di Famiglia Nuova dedicate al trattamento della patologia da dipendenza sono sei, a cui si aggiunge un appartamento a bassa intensità assistenziale. Le strutture sono dislocate in tre regioni: Umbria, Emilia Romagna e Lombardia.
La rilevazione dei dati relativi all’utenza delle strutture residenziali mette in evidenza che nel corso del 2019 sono state seguite 263 persone di cui 143 nuove prese in carico. Il quadro socio-anagrafico rileva che la quasi totalità dell’utenza è di sesso maschile, la presenza femminile è stata di 7 persone. Il dato è comunque importante in quanto raddoppiato rispetto al 2018. La fascia d’età maggiormente rappresentata è quella che va dai 41 anni ai 50, seguita dalla fascia 31/40: le due fasce di età insieme rappresentano il 62% dell’utenza. Guardando sempre il punto di vista socio-demografico emerge anche che più della metà dell’utenza (65%) non è (stata) sposata. Un dato che sarà utile indagare sul futuro è la dimensione genitoriale. I dati relativi alla sostanza primaria di abuso rilevano la presenza di 34 certificazioni per alcool dipendenza; 10 di diagnosi secondaria per gioco d’azzardo e 1 come diagnosi primaria.
Rilevante è il numero di prese in carico di persone sottoposte a provvedimenti di autorità giudiziaria (132) e che rappresenta il 50.20% dei soggetti trattati. I dati relativi alle diagnosi e alla condizione giuridica evidenziano la mancanza di vincoli e/o soglie di accesso ai trattamenti.
I progetti trattamentali hanno durata variabile: nel rispetto dei tempi definiti dalla normativa vigente, il progetto individualizzato, definito e concordato con ciascun utente ed il servizio inviante, mette in primo piano la risposta dei bisogni esplicitati e da qui la definizione di un tempo congruo al loro raggiungimento.
I dati riferiti agli esiti positivi dei progetti (conclusione per obiettivo raggiunto) evidenziano due macro aree: i progetti completati sono 143 e rappresentano il 40% dei progetti implementati e conclusi con il raggiungimento degli obiettivi. Quasi la stessa percentuale è quella rilevata nei casi di abbandono/ interruzione volontaria. Questo dato rappresenta una criticità ed obbliga a riflettere su possibili strategie per ridurlo.
Si pone in evidenza, inoltre, che circa l’11% dell’utenza lavora durante il percorso comunitario e la maggior parte di questi lavora all’esterno della cooperativa ciò a significare la possibilità di reinserimento socio lavorativo attraverso canali tradizionali e non solo dedicati.
Infine, si rileva che alcuni nostri servizi hanno pochi legami e collaborazioni con associazioni e iniziative dei territori in cui sono collocati, questo è sicuramente un aspetto su cui porre attenzione e interventi futuri.
Questo testo è tratto dal Bilancio sociale 2019 di Famiglia Nuova Società Cooperativa Sociale Onlus (PDF)