La struttura del Comune rivive ospitando la quarantena di persone senza fissa dimora. Partecipano alla gestione, comprensiva della custodia e dell’accompagnamento educativo, le cooperative sociali Famiglia Nuova e Le Pleiadi. In attesa di disposizioni dal Comune sull’utilizzo futuro dello spazio, condividiamo il racconto e le riflessioni sull’accoglienza ai tempi del Coronavirus di Ciro Vajro, coordinatore Area Adulti Ambito Sociale della cooperativa Famiglia Nuova.
“In questi mesi che hanno sconvolto le vita di moltissime persone, costringendole da un giorno all’altro a chiudersi in casa e a limitare qualsiasi contatto sociale, ci sono state persone la cui vita era già sconvolta e che una casa dove chiudersi non ce l’avevano e per i quali i contatti sociali erano già pressoché inesistenti.
Sono persone invisibili, riapparse alla vista comune quando la loro sicurezza, la loro salute potevano minacciare la salute e la sicurezza di tutti.
Parlo delle persone senza fissa dimora che, come in molte altre città, vivono ai margini di Lodi, appoggiandosi ai servizi per la grave marginalità presenti sul territorio (la rete dei dormitori, delle mense, delle docce).
Quando la situazione era ormai già calda e un intervento strutturato per queste persone non poteva più essere rimandato, abbiamo messo a disposizione del Comune alcuni spazi in città destinati ad accogliere servizi che, a causa del lockdown, erano momentaneamente sospesi.
Eravamo pronti a partire: avremmo affiancato la rete dei dormitori per offrire uno spazio protetto affinché le persone senza fissa dimora avessero anche un posto sicuro dove passare le ore diurne.
Poi il caso che ha trasformato la situazione da calda a bollente: qualche giorno prima del weekend di Pasqua, una di queste persone manifesta i sintomi del virus, risulta positivo al test. Tutti gli altri devono essere sottoposti alla quarantena.
Trascorrere la quarantena in una “casa” che aveva la camera da letto a nord della città e il soggiorno a sud, distante 4 chilometri, non era più una soluzione percorribile.
Bisognava trovare un’altra soluzione. Così il Comune ha messo a disposizione uno spazio poco fuori città, l’ex Colonia Caccialanza, dove è stato possibile allestire un’accoglienza h24.
Qui gli anticorpi cooperativi si sono fatti sentire forte: il Comune, Famiglia Nuova, Le Pleiadi e l’associazione Progetto Insieme hanno accolto una parte delle persone senza fissa dimora e, con altri due centri gestiti da Caritas, è stato possibile garantire la sicurezza di tutti.
Alla Caccialanza, le persone sono seguite da almeno due operatori durante la fascia diurna e da un custode per le ore notturne così da poter rispondere tempestivamente ad eventuali urgenze che possono sorgere.
Agli operatori si affiancano due infermieri volontari che contribuiscono a garantire le norme di sicurezza sul distanziamento, l’igienizzazione e sull’uso dei dispositivi di protezione individuale.
Viene costantemente monitorata la temperatura e controllata l’eventuale insorgenza di sintomi.
Non è stato e non è un lavoro semplice: oltre alla disponibilità degli operatori e dei volontari, è stata imprescindibile la collaborazione degli ospiti che hanno dovuto e saputo accettare le nuove condizioni di vita.
L’emergenza sanitaria ha sconvolto davvero tutti e deve far riflettere il fatto che avere un letto e un pasto assicurato ogni giorno, cose scontate per la maggior parte delle persone, siano elementi di rottura della normalità di altre”.
[grazie a Legacoop Lombardia https://www.legacooplombardia.it/ex-colonia-caccialanza]