Annalisa Degradi, Il Cittadino, 24 gennaio 2020.
Nella bottega di Angelo Pisati i giovani rifugiati dello Sprar di Crespiatica a contatto con la produzione Vecchia Lodi.
Vengono dalla Somalia, dal Gambia, dal Mali, dalla Nigeria, dalla Costa d’Avorio, dal Pakistan, dalla Libia, dal Niger, dall’Egitto, i ragazzi ospiti dello Sprar di Crespiatica che martedì pomeriggio hanno seguito un laboratorio presso la Ceramica Vecchia Lodi di Angelo Pisati («ceramista da una vita», come si definisce), che spiega con orgoglio che il suo è l’ultimo laboratorio di produzione della ceramica artistica secondo l’antica tradizione che per secoli ha reso illustre la città di Lodi nel mondo.
A raccontare l’esperienza di cui sono stati protagonisti i ragazzi di Crespiatica è Cristina Zatta, responsabile della struttura dello Sprar (che oggi si chiama Siproimi), un sistema internazionale di protezione per rifugiati e minori non accompagnati.
Il Comune di Crespiatica fa parte dell’Unione Comuni Lombarda Oltre Adda Lodigiano, che gestisce il progetto in collaborazione con la cooperativa sociale Famiglia Nuova onlus di Lodi. «È un progetto triennale – dice Cristina – iniziato nel 2017, che sta per concludersi; i fondi a disposizione vengono destinati anche per avvicinare gli ospiti della struttura alle realtà del territorio. È un’esperienza unica nel suo genere, che fornisce un supporto formativo per l’inserimento e l’integrazione di questi ragazzi, andando oltre i bisogni primari. Farli incontrare con attività varie, anche artistiche, legate al territorio, arricchisce la loro prospettiva, è un’occasione per recuperare dei vissuti personali ed esprimerli secondo la loro sensibilità. La prossima esperienza sarà un laboratorio teatrale con una regista milanese: sarà realizzato uno spettacolo da rappresentare in giugno, per la Festa del rifugiato. A questo punto il progetto si conclude, e il Comune ha deciso di non rinnovarlo per il prossimo triennio».
«L’esperienza nella mia bottega – racconta Angelo Pisati, che conduce il suo laboratorio di produzione di via San Fereolo con la figlia Maria Luisa e con Giovanni Minetti – è un arricchimento per i ragazzi, e anche per noi, un modo per rinnovarsi: un prodotto radicato nel territorio in questo modo si apre al mondo». Dopo una visita guidata, durante la quale viene mostrato come nasce un oggetto di ceramica, dalla modellazione al tornio, alla colorazione, alla doppia cottura nei forni, iragazzi mettono “le mani in pasta” creando e colorando forme suggerite dalla loro fantasia: fiori, frutti, animali, fili d’erba. Soumaila, che viene dal Mali, ha messo nella sua composizione una barca: «Mio padre – spiega – faceva il pescatore,è un ricordo della mia terra». Tutti sono entusiasti dell’esperienza: «Mi sono divertito e ho anche imparato molto», conferma Mohamed, egiziano, che aggiunge che il laboratorio gli piace quasi di più della scuola che frequenta ogni giorno.
[foto: Maddalena Camera]