Cristina Vercellone, per “Il Cittadino”, 3 luglio 2019.
«Ai tempi della maxi emergenza ogni giorno ci chiedevano di aggiungere delle brande nelle nostre strutture». A parlare è Mariarosa Devecchi di Famiglia nuova, una delle cooperative virtuose nella gestione dei profughi, insieme a Caritas, Progetto insieme e Movimento lotta fame nel mondo. «Se una cooperativa fa accoglienza con i piccoli numeri – commenta Devecchi – è evidente che lo fa con uno scopo solidale. Il lucro si fa dai 50 profughi in su. Se accogli 6 persone puoi controllarle, se ne hai 100 è un po’ difficile. Si fa tanta demagogia, ma poi c’è poca praticità. Da un lato c’è qualcuno a cui sembra si possa accogliere il mondo e dall’altro chi pensa che chiunque arrivi sia uno stupratore».
Famiglia nuova, all’ultimo bando non si è presentata. «Adesso – annota Devecchi – le prefetture ci stanno chiamando per fare degli accordi esterni. Noi non abbiamo partecipato perché non sono presenti nel bando le azioni che a noi interessa fare. Il bando parla solo di controllo. Chiede che siano garantiti vitto e alloggio, con servizio monouso tra l’altro, cioè piatti in carta, non in linea con il rispetto dell’ambiente né con lo spirito di famiglia. Richiedono la presenza del custode che segua i movimenti degli stranieri. Non sono richieste né l’alfabetizzazione, né la cura e l’integrazione. Nel nostro statuto le cose non stanno così. Non siamo noi che dobbiamo controllare le persone. Adesso, quindi, con le prefetture stiamo contrattualizzando su altre basi. Possiamo accettare anche delle riduzioni dei costi, ma solo se ci sono quei requisiti di accoglienza». Per Devecchi questo è un «brutto momento. Si è scatenata – dice – questa tifoseria piena di false notizie e luoghi comuni che non trovano riscontri. Più si limitano le possibilità, più gli stranieri sono alla mercé di un sistema poco trasparente, a partire, per esempio, dal lavoro nero». Il vecchio bando assegnava 35 euro per profugo alle organizzazioni, mentre l’ultimo bando ne prevede 18. A quest’ultimo hanno aderito solo in 6. I vecchi bandi della prefettura consentivano di ospitare anche gruppi di 50 profughi insieme. «Noi – dice Devecchi – abbiamo sempre avuto piccoli numeri, 8 a Graffignana e 6 a Cornovecchio. Per quanto riguarda questa inchiesta resta il rammarico che dentro il sistema delle onlus si infilino personaggi malfattori. Vuol dire che il sistema dei controlli funziona poco. Il pericolo è che poi tutti siano visti come ladri e tutti facciano profitti. Tra 2011 e 2014, nel periodo dei grandi flussi e degli arrivi quotidiani, chiunque poteva aprire un appartamento e metterci gli stranieri. Era chiesto solo un posto con l’agibilità. Si è iniziato un anno e mezzo fa a rendicontare. Il sospetto che, in questo sistema emergenziale, si infilassero delle persone interessate solo al profitto c’era Le amministrazioni locali però non hanno mai favorito gli Spar. Nel caso dello Sprar, infatti, è il Comune che accoglie i fondi e controlla. Non è mai stata accettata l’idea del prefetto Antonio Corona. Quest’ultimo aveva chiesto ai Comuni di farsi avanti. Ad aderire erano stati, oltre a Lodi, solo l’Unione dei Comuni dell’oltre Adda (Boffalora, Crespiatica, Corte Palasio e Abbadia Cerreto), Castelnuovo e Cervignano La proposta di Corona era intelligente. Avrebbe evitato i grossi afflussi nelle strutture alberghiere, come a Tavazzano e Lodi Vecchio, allo sbando e senza operatori», «Quello di oggi – aggiunge il Movimento lotta fame nel mondo – rappresenta sicuramente un fatto gravissimo che deve essere fermato, ma è altrettanto grave la generalizzazione che provoca fastidiosi accostamenti tra chi opera nei servizi alle persone migranti con integrità e trasparenza e chi lo fa nell’illegalità. La gestione dell’accoglienza a “Casa Trianon”, a Graffignana, è sempre stata improntata al principio di trasparenza e alla massima attenzione agli ospiti accolti nella struttura. È un’accoglienza che rappresenta un esempio concreto e tangibile di inclusione e integrazione».