da “Il Corriere dell’Umbria”, 2 gennaio 2018
Quando dipingere ti fa recuperare la vita. La storia del pittore fiorentino Bongusto
L’aspetto di Andrea Bongusto è quello di un signore d’altri tempi: foulard al collo e un parlare lento da cui emergono ricordi fiorentini, luogo dove ha trascorso parte della sua infanzia pur essendo originario di Palermo. “Dipingo da quindici anni – spiega in occasione della piccola mostra allestita nei locali dell’oratorio della parrocchia di Magione –. È un’attività che mi aiuta molto. Proprio il gesto del dipingere, soprattutto quando posso scaricare il colore. Forse per questo amo Pollock e lo imito in alcuni miei quadri”.
Il percorso artistico di Andrea si è incrociato con scelte di vita non sempre facili che lo hanno portato a fare uso di droghe, in carcere e, oggi, ospite della casa Tulipani per malati di Aids a Montebuono di Magione.
“Una struttura di questo tipo – afferma – dovrebbe essere un vanto per una comunità perché è un profondo segno di civiltà. Il mio è stato un percorso di vita certamente da non prendere come esempio. In venti anni da drogato ho fatto uso di ogni sostanza stupefacente, sono stato in carcere dove ho capito il valore della libertà che non vuol dire fare ciò che si vuole. Le regole servono e avessi oggi un figlio non gli darei il telefonino senza controllo, così come si dovrebbe tornare a studiare educazione civica per riscoprire le regole di una società più civile. Mi rendo conto oggi dell’importanza di non consentire a un figlio di fare tutto quello che vuole ma, quando ci sono dei problemi, non puoi farcela fare da solo, e neanche la famiglia può farcela”.