Andrea Soffiatini per “Il Cittadino”, sabato 8 ottobre 2016, p. 25.
Il disagio mentale negli adolescenti e lo sviluppo della psichiatria sociale in Lombardia. Sono stati i temi trattati, rispettivamente ieri mattina al foyer della Banca Popolare di Lodi e giovedì pomeriggio alla sala Rivolta del teatro alle Vigne, dal Caleidoscopio Fest, l’iniziativa dedicata all’universo del disagio mentale e delle fragilità psichiche promossa nell’ambito della “Giornata mondiale della salute mentale” dall’associazione Curiosamente in collaborazione con il Centro di psicologia e psicoterapia Noesi e le cooperative Famiglia Nuova e Microcosmi. All’incontro alla Bpl intitolato “Mute passioni. Competenza emotiva ed adolescenza: agire il sentire”, coordinato da Ivana Cacciatori, responsabile dell’unità di psicologia del dipartimento di salute mentale dell’Asst di Lodi, e introdotto da Ilaria Rancati, responsabile dell’area minori della cooperativa Famiglia Nuova – l’attenzione è stata puntata sulle storie di ragazzi in situazioni di difficoltà (narrate da un educatore di strada e commentate da Antonietta Cataldo, psicologa .e psicoterapeuta), sui meccanismi Mirror, ossia i meccanismi biologici, mutabili col tempo e nell’ambiente, alla base delle abilità intersoggetive umane (ne ha parlato Martina Ardizzi, del dipartimento di neuroscienze dell’università di Parma) e delle cause, riconducibili alla sfera affettiva del contesto familiare, che possono determinare condizioni di alessitimia, ossia di incapacità di riconoscere le proprie emozioni e di comunicarle verbalmente (ne ha parlato Sara Lombardi, responsabile del settore formazione del Centro di terapia dell’adolescente).
L’incontro di giovedì alla sala Rivolta, “Decostruendo le mura: 50 anni di psichiatria in Lombardia” (accompagnato dalla mostra fotografica su l’ex ospedale psichiatrico Antonini di Limbiate) ha riflettuto, a quasi quarant’anni dal grande orizzonte aperto dalla legge Basaglia. sulle buone pratiche e sulle possibili traiettorie di sviluppo della psichiatria sociale, e dunque sull’organizzazione dell’assistenza psichiatrica territoriale.
Molto, è stato detto, resta da fare. Soprattutto sul piano culturale. «Il malato mentale .- ha osservato Lui-gi Grazioli, direttore dell’Unità di psichiatria dell’Asst di Lodi – è una persona che ha molte cose da dirci, eppure ci trasmette paura, la consideriamo pericolosa. Ma è una paura ingiustificata, se è vero, come dicono le statistiche, che meno del cinque per cento dei reati è commesso da persone con disturbi psichici. Si dice sempre che bisogna combattere lo stigma, ma per far questo ci si deve convincere che la persona malata non ha nessuna correlazione con la pericolosità. Non capire questo significa costringerla all’isolamento».