An. De. per “Il Cittadino” del 23 marzo 2016.
«Spesso canta il lupo nel mio sangue / e allora l’anima mia si apre / in una lingua straniera. / Luce, dico allora luce dl lupo,/ dico, e che non venga nessuno/ a tagliarmi i capelli»: versi come questi, di impressionante e inquietante profondità, sono stati protagonisti di uno spettacolo-concerto offerto alla città di Lodi dalla comunità Famiglia Nuova, che ha voluto festeggiare cosi i suoi primi trentacinque anni di vita.
Lunedì sera al teatro alle Vigne il musicista Fabio Turchetti e l’attrice Daniela Coelli hanno portato in scena “Mio angelo di cenere”, un progetto teatrale e musicale nato dai testi dell’autrice Mariella Mehr, poetessa e romanziera svizzera di etnia Jenish, da sempre impegnata nella denuncia delle discriminazioni subite da lei stessa e dal suo popolo a causa di un programma promosso dal governo svizzero nel secondo dopoguerra nel tentativo di “normalizzare” e sedentarizzare i figli delle famiglie di etnia nomade strappandoli alle loro famiglie di origine. Anche Mariella Mehr fu sottratta, piccolissima, alla madre; la storia che racconta nelle sue poesie e nel romanzo “Labambina”, e che l’intenso spettacolo di Fabio Turchetti porta sul palcoscenico, racconta appunto di questo tragico vagabondare da una famiglia affidataria all’altra dei suoi tentativi di ribellione, delle violenze e delle discriminazioni subite negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Musicate da Fabio Turchetti, che le ha suonate in scena insieme a Luca Garlaschelli (contrabbasso e tromba) e Luca Congedo (flauto), le parole di Mariella Mehr acquistano la forza delle musiche gitane, dl volta in volta languide, tragiche, festose, sottolineate dalle bellissime immagini visionarie elaborate da Hermes Mangialardo: uno spettacolo di straordinaria forza emotiva, con cui la cooperativa Famiglia Nuova ha voluto ribadire, come ha sottolineato il suo presidente Bruno Marchini in apertura, «il suo Impegno a proseguire la sua attività, scegliendo ogni giorno di stare dalla parte più giusta, la parte del più deboli».