Alice Guerrini per il “Corriere dell’Umbria”, 2 marzo 2016, p. 19.
Viaggio nella comunità di Montebuono dove sono ospiti 18 persone. Magione. A Montebuono una villa ottocentesca domina silenziosa la collina, ma tra le sue mura ogni giorno avviene qualcosa di meraviglioso: si rinnova il valore dell’accoglienza.
È dal 13 dicembre 1986 che nella Comunità Montebuono, la Cooperativa “Famiglia Nuova” fondata da don Leandro Rossi, dà una seconda opportunità a coloro che combattono contro la dipendenza da droga o alcool. Una lotta che qui viene portata avanti insieme agli operatori con percorsi individuali, anche se gran parte delle attività vengono svolte all’unisono nel “salone del camino”.
Con la responsabile Paola scambiamo le prime parole nell’ampio giardino che si affaccia su uno splendido panorama. Con noi anche le due mascotte della comunità: Drin ed Euro due cagnoloni salvati dalla strada, di cui gli ospiti della struttura si prendono cura. Ad oggi la Comunità Montebuono ospita 18 persone su 19 possibili. Il più giovane ha 28 anni, il più grande quasi 60, ma qui non esistono differenze.
“I nostri ragazzi -spiega la responsabile Paola Cinieri- svolgono tutte le mansioni quotidiane: puliscono, cucinano, si occupano del giardino in estate dell’orto. Ora che stiamo ristrutturando alcune aree della villa, stanno anche svolgendo lavoretti come imbiancare le mura. Hanno spazi comuni tra cui la palestra o l’area svago, ma anche momenti per stare con se stessi”.
Grazie agli operatori, tra cui ci sono anche infermieri, uno psicologo e uno psichiatra, i ragazzi posso uscire per una serata al cinema o un pomeriggio al lago perché “l’obiettivo della comunità -continua Paola- è far recuperare ai nostri ragazzi l’autonomia e la capacità di integrazione sociale” è per questo che vengono anche accompagnati in un percorso per potersi poi inserire nel mondo del lavoro. Ma di recente la Comunità Montebuono ha avviato diverse iniziative per realizzare un altro piccolo grande sogno: instaurare un rapporto con il territorio. “Per troppo tempo questa villa è stata vista come un luogo fuori dal tempo, crediamo che sia arrivato il momento di creare un legame con l’esterno. E per questo che per esempio in vista del Natale quest’anno abbiamo organizzato una giornata che i ragazzi hanno trascorso con le associazioni di Magione”.
Un progetto caro allo stesso don Leandro che 30 anni fa fondò la struttura perché “le persone qui si troverebbero in un posto magnifico, incorporati nella comunità non ghettizzati”.