Angioletta Rossi per “Utopia possibile”, numero 46, gennaio – febbraio 1997, p. 13.
L’otto marzo mi è stato regalato un rametto di mimosa e un cuore di legno con inciso il grazie della comunità. Tutto ciò mi ha colto di sorpresa e mi ha fatto molto piacere. Quel cuore mi ha indotto poi ad alcune riflessioni:
- noi donne, nei nostri comportamenti, ci lasciamo guidare soprattutto dal cuore e a volte sbagliamo. Ho in comunità ragazzi le cui madri hanno provveduto sempre a tutto: si sono private del necessario, hanno fatto sacrifici enormi per fornir loro i soldi da sprecare in droga e si sono trovate accanto invece che persone adulte degli eterni bambini, capricciosi. A queste mamme vorrei dire: tendete con tutte le forze al bene dei vostri figli, ma non siate troppo permissive, troppo accondiscendenti. E, se per il loro bene dovrete dire, sia pur con la morte nel cuore: “Vattene” non esitate a farlo, altrimenti non li salverete. Sono nel fiore degli anni, sfruttino le loro capacità, siano i protagonisti della loro vita, imparino a guadagnarsi il pane. Non possono vivere eternamente alle spalle altrui. Ma lo faranno solo se costretti, se non avranno altre alternative.
- Non a caso ai responsabili delle comunità è stato regalato un cuore quasi a ricordare che le attività, soprattutto le nostre riescono bene solo se sono fatte col cuore. I nostri ragazzi hanno bisogno di sentire che noi amiamo, che desideriamo aiutarli a rifarsi una vita onesta e lo avvertono non tanto dalle nostre parole, ma da tutto il nostro comportamento, dal nostro modo do trattarli, dalla fiducia che dimostriamo loro, anche da un rimprovero uscito spontaneo perché desideriamo vederli migliorare giorno dopo giorno.
- Vorrei rivolgere un invito a tutti quanti perché sappiano prodigarsi per chi è nel bisogno. Non pensiamo solo a noi stessi, non chiudiamo il nostro cuore alle sofferenze altrui. Il sorriso e la speranza che susciteremo negli altri saranno per noi motivo di tanta gioia e ci sentiremo immensamente ripagati dei sacrifici fatti.
[illustrazione: Akseli Gallen-Kallela, Lemminkäinen’s Mother (particolare), 1897]