Leandro Rossi per “Utopia possibile”, numero 46, gennaio-febbraio 1997, pp. 20-21
In Scozia è avvenuta la clonazione della pecora Dolly e ha fatto notizia, benché non fosse la prima volta. Negli anni Cinquanta l’esperimento era stato tentato sulle rane (ma qui si tratta di un mammifero, più vicino all’uomo). Ricordo che una decina di anni fa un miliardario inglese, senza moglie e senza figli, promise metà della sua fortuna a chi gli avesse dato un figlio in tutto simile a sé. Aveva sentito parlare dei figli del solo padre, fatti come le copie della carta a carbone (oggi si direbbe: come fotocopie). Allora nessuno riuscì; ma qualche scienziato rispose: “Ci siamo vicini” Cogliamo l’occasione dell’attualità per dire quattro brevi e semplici parole: scientifica, morale, spirituale e teologica.
Il dato scientifico: la clonazione. C’è quando l’embrione si sviluppa da una sola cellula somatica prelevata da un adulto. Cellule somatiche? Si tutte le cellule dell’organismo contengono l’intero patrimonio genetico di un individuo. Il nucleo di queste cellule rappresenta il punto di partenza della clonazione. La clonazione si può allora definire procreazione senza fecondazione. Non c’è l’unione fra l’ovulo e lo spermatozoo. E poiché non ci sono i due elementi che si fondono, non ci sono neppure varianti genetiche. I figli sono in tutto uguali l’uno all’altro (indefinitamente). L’adulto da cui si preleva la cellula somatica è padre e madre assieme. Che dire? Esultare per il progresso o stracciarsi le vesti dicendo: nequizia dei tempi (O tempora o mores)?
Vediamo allora il dato morale. Da questo punto di vista, per ora le posizioni sono semplici. Ci sono i proibizionisti totali, che dicono no alla clonazione sia per l’animale che per l’uomo. Ci sono poi, sul fronte opposto, i libertari che danno il doppio disco verde. Ci sono infine quelli che distinguono: per l’uomo no; ma per l’animale può diventare un sì, almeno se viene trovata una normativa giuridica che salva i valori in gioco. Per gli interessi economici non basta il limite culturale. e, spesso, neppure quello della coscienza; ci vuole l’alt della legge e il limite “penale”. La Chiesa, come dice monsignor Sgreccia, non è per il proibizionismo assoluto; ma dice giustamente un “no” forte alla clonazione umana, lasciando aperta la possibilità condizionata per quella animale. Per l’uomo non è immaginabile vedere tante persone tutte identiche, somaticamente e psichicamente. Il mondo è bello perché è vario. Ricordo un libro letto nella mia adolescenza: “Bellezza e verità delle cose”. Descriveva che in natura c’è l’impronta del Creatore. Non ci sono neppure due gocce d’acqua uguali. In conclusione: non si deve demonizzare la ricerca sugli animali: deve continuare; ma bisogna resistere alla tentazione di portarla sull’uomo, che resta unico, irripetibile, l’originalità del Creato.
Una riflessione spirituale. Torniamo al miliardario inglese che voleva un figlio tutto suo, non somigliante ad una donna, in tutto uguale a sé. Voleva accontentare il duplice orgoglio: è solo mio; è in tutto uguale a me. Come è boriosa questa presunta autosufficienza. L’uomo umile è simpatico, si arricchisce con gli altri, e ha sempre qualcosa. da dare, pur nella sua piccolezza. Senza dire che l’uomo “perfetto” che si cercherebbe di produrre ci sembra in odore di razzismo. C’è da farsi venire le vertigini.
Un’ultima considerazione la chiamerei teologica o apologetica. Chi non ricorda il sorriso beffardo di qualcuno quando si parlava della nascita di Gesù, con la sola madre e non col padre, ma per opera dello Spirito Santo? Io nella predica, rispondevo: quel Dio che ha creato tutti noi con un padre e con una madre, poteva benissimo dare la vita a Gesù solo con la madre, e ad Adamo ed Eva (nell’ipotesi monogenista) senza padre né madre, ma direttamente. Dopo tutto, chi ha fatto le leggi può fare anche le eccezioni. Ma l’interlocutore scuoteva il capo, come a dire: non è possibile che uno abbia solo la madre e non il padre. Ebbene, oggi si può rispondere che non era tanto impossibile, che non è necessario l’intervento miracoloso, basta la natura. La partenogenesi (generazione verginale) è fattibile. La clonazione di uno che è prodotto senza madre o senza padre è possibile, senza miracoli, per giunta, ma naturalmente. Va a pensare la forza del pregiudizio fin dove arriva.