Presto si andrà a votare per i referendum. Sono referendum difficili, soprattutto i 4 legati al mondo della tutela dei diritti dei lavoratori, praticamente contro il Job Acts, per la sicurezza sul lavoro e sue responsabilità, per le indennità di licenziamento, e detta così basterebbe per andare a votare, a favore.
Il quinto, o il primo, insomma quello diverso dal tema del lavoro, è relativo all’abbassamento degli anni necessari per ottenere la cittadinanza italiana, da 10 a 5 anni di requisiti integri e integerrimi: residenza italiana, reddito adeguato, casellario penale candido. Un pedigree che molti di noi nativi non possediamo. Anche qui detta così basta per andare a votare sì.
Ed è curioso come su questo specifico quesito le parti che governano e per contro le cosiddette opposizioni, sostengano il SÌ e il NO contrariamente agli interessi di voto delle parti che rappresentano.
Cioè: i migranti, a volte meno poveri di altri poveri anche tra chi fa ingressi in Europa al limite della sopportabilità e della vita, non è detto che dopo 10 anni abbiano capito da che parte stare nella società, se dalla parte di chi supporta e lavora costantemente per più diritti per tutti, anche senza scalpore, o dall’altra, e mi fermo qui. Cioè: non sarà difficile, se dovesse per miracolo di quorum raggiunto vincere il SÌ, che chi godrà di un tempo abbreviato per l’ottenimento della cittadinanza voterà poi a favore di chi sta facendo propaganda per non andare a votare, solo per ostacolare e procrastinare il tempo dell’acquisizione di un diritto che, al di là dell’Italia, ha un valore universale; e, inoltre, non è detto che se non dovesse essere raggiunto il quorum, o vincessero i NO i cittadini oggi non italiani voterebbero a favore di chi voleva, per loro, un diritto più facilmente esigibile esigibile. Ma un diritto lo si sostiene perché si crede in quel valore.
Il diritto di voto referendario, con tutti e tutte che dicono che è uno strumento spuntato, sfruttato, banalizzato, che è inutile, non va rimpianto quando sarà annullato. Va esercitato. Per me è un diritto che apprezzo, che esercito sempre, da anni ormai, in ogni occasione di voto. Che mi fa sentire di avere un certo rilievo politico, di potermi esprimere come cittadino. È vero che a volte si è avuta l’impressione che l’istituto del Referendum fosse stato utilizzato per temi da 4 soldi, ma, come in questo caso, l’eventuale raggiungimento del quorum, o superamento, indicherebbe che, i cittadini che vanno a votare, non sempre sono zerbini alla porta del potente di Governo di turno. Ricordiamo divorzio e aborto: 2 vittorie trasversali, eccezionali per il significato. Potrebbero avere questo effetto anche i referendum dell’8 e 9 giugno.
Io personalmente andrò a votare: voterò 5 sì: uno perché spero di aver cappellato l’analisi sulle proiezioni di voto dei cittadini richiedenti cittadinanza italiana; gli altri 4 perché mi sta simpatico Landini, mi piace, mi rappresenta.
Bruno