Bello il nome è bello.
Il Ramadan è un digiuno diurno che dura un mese, un mese lunare, e deve essere abbastanza faticoso; è concesso ad alcuni di non praticarlo, a riduzione del danno e prevenzione dei rischi per chi è già sofferente o delicato o vulnerabile come alcune donne incinte, gli anziani, i bambini, o gli ammalati. Dall’alba al tramonto i musulmani che praticano il Ramadan si astengono dal consumo di cibo e bevande e dalla pratica di attività sessuali. Sono anche prescritti violenza e peccati di parola, le maldicenze insomma.
Praticare il digiuno e le astensioni prescritte immagino abbia un duplice effetto: allenare il corpo a frenare gli impulsi che ci sembrano irreprimibili. Si forza la propria mente all’autocontrollo. Tale comportamento privativo gioverebbe e temprerebbe corpo e anche la mente, in un esercizio di controllo e premiazione successiva, non solo materiale, in un tempo limitato nei giorni e nell’anno. E può funzionare, nel senso che può rafforzare la volontà individuale.
Ho avuto bisogno, e fatto esperienza, di gestire e reprimere impulsi di cui ero diventato dipendente: la ricerca del piacere, possibilmente tanto, e subito. Quando sono riuscito a far prevalere il controllo sulla soddisfazione immediata, e non è stato facile per le due volontà contrapposte che si opponevano dentro di me, nel mio cervello, mi sono sentito molto forte, come se avessi acquisito dei super poteri. Poi, passato il tempo, la mia forza di volontà è tornata ad essere altalenante, forse un po’ come accade o è accaduto ad altri.
Il Ramadan, allora cos’è? Un’osservanza religiosa e di fede? Un comandamento o un precetto? Ha origini religiose, ma è praticato anche da chi non è osservante e praticante. È un comportamento e allo stesso tempo una dichiarazione di appartenenza identitaria forte. Non paragonabile per fatica al “nostro” mangiare di magro il venerdì, diventato ormai quasi un aspetto dietetico più che ascetico o precettuale.
In tutte le persone che ho conosciuto che osservano questo rito ho visto brillare una stella di fierezza, quella dell’orgoglio, nelle iridi dei loro occhi. Forti di misurarsi con se stessi, per sé e per gli altri.
Vabbè poi le feste e le libagioni, come dalle foto dalla nostra Comunità La Collina, dopo il calar del sole e soprattutto la grande festa della fine del Ramadan, come a rimarcare di avercela fatta.
Da quel momento, e per un altro anno… Inshallah!
Bruno