10 febbraio 1947. Siglato il trattato di Pace di Parigi con cui sono assegnate alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia le terre d’Istria, del Quarnaro, di Zara e di parte del territorio del Friuli Venezia Giulia
Legge italiana n. 92/2004, 30 marzo. Istituito il Giorno del Ricordo, il 10 febbraio, per commemorare le vittime delle foibe del Carso e l’esodo di massa
Scrivo per la necessità di rivedere le mie convinzioni. Non è poi difficile capire e sentire la pena di cosa possono aver provato le vittime innocenti infoibate e cosa hanno vissuto le persone costrette ad andarsene per sopravvivere. “Ai miei tempi” nessuno raccontava o parlava di questa tragedia e di altre, non a scuola, non in casa.
Anzi in casa era così: Chei cancher de profughi slavi, fascisti… Mia mamma, donna povera della campagna, era costretta, arrivata con la famiglia in città, a lavorare dalla mattina alla sera alla notte per mantenere la famiglia, e se la prendeva con gli sfollati istriani, anche loro credo abbastanza poveri o impoveriti, con quella frase in dialetto. Forse pensava che le portassero via il lavoro che era duro e faticoso e scarso, o forse pensava così perché credeva, con fede, che fosse così. Chi di qua, chi di là. Mi stupiva sentirla mormorare mentre magari passavamo davanti al portone del cortile di una casa in cui risiedevano più di una famiglia di cittadini profughi: abitavano a poche centinaia di metri da casa nostra e di quelle famiglie conoscevo abbastanza bene un bambino mio coetaneo, e una sua sorella più grande: meno bene le altre persone, che però avevo imparato a riconoscere e a distinguere a causa dei brontolii di mia mamma. L’appartenenza alla storia di mia mamma e mio papà e delle loro famiglie era di essere stati comunisti. Crescendo e studiando poco e sentendo solo una campana ho sempre pensato che l’esodo e le foibe furono conseguenza dell’essere stati fascisti. C’era stato più orrore, invece, e oltre alla vendetta c’erano le ferite aperte e sporche della guerra civile.
Ricordo bene l’istituzione del Giorno del Ricordo, nel 2004: pensai che si stesse riscrivendo la storia in modo sbagliato, uguagliando i crimini comunisti e partigiani a quelli compiuti dai fascisti. Possedevo un groviglio di informazioni non corrette nella confusione e nell’ignoranza di confondere antifascisti, partigiani e comunisti, tra loro italiani con jugoslavi. Credevo si confondesse persino il Giorno della Memoria con quello del Ricordo, e lo consideravo inaudito. Poi…
Da qualche anno ho cercato di capire di più, ho letto testi da autori di memorie diverse e un paio di libri di Pahor: comincio a capirne un po’ di più, e a sentire l’orrore che deve essere stato. Vendette e rappresaglie ebbero inizio dopo l’armistizio firmato dagli italiani l’8 settembre 1943. Presi nel mucchio perché di lingua slava in quell’Italia orientale, di lingua italiana in quella terra data alla Jugoslavia, prima assegnata al regno d’Italia con il Patto di Londra (1915, art. 4), ecc. ecc. La storia è sempre più complicata di come non l’abbiamo vissuta.
Ho capito bene tutti gli eventi che hanno determinato quella storia in quelle regioni, cioè che eravamo e siamo sempre a rischio di ripetere gli errori e gli orrori, di credere ciecamente che il male stia solo da una parte, di far pagare costi enormi agli innocenti, che ci vanno sempre di mezzo.
Capiranno anche gli altri?
Bruno
[immagine: Eugène Delacroix, Cristo nel mare di Galilea, 1841, particolare.]