Concluso a Bari il 15° Congresso nazionale ICAAR, Conferenza italiana sull’Aids e la ricerca antivirale.
L’evento annuale si è svolto presso l’Università degli studi Aldo Moro, dal 14 al 16 giugno: questa edizione era sostenuta dallo slogan From prevention to cure: ready for new challanges, orientata quindi alle riflessioni sulle attuali sfide ed opportunità per la promozione della salute nel campo delle infezioni virali.
Nella serata inaugurale, al teatro Petruzzelli di Bari, 2 letture magistrali: Mauro Moroni e Giulio Maria Corbelli memorial lecture: la prima, dedicata al prof, dal titolo Vaccine hesitancy, a story as old as vaccines themselves a cura di Caitjan Gainty, ci ha raccontato fobie e miscredenze nella storia dei vaccini; la seconda, a memoria dell’insostituibile attivista, Health pathways in transgender people: the denied rights of invisible people, un’appassionante dichiarazione testimoniata con la forza che gli appartiene da Michele Formisano.
Ho partecipato al Congresso con un impegno di moderatore della sessione di comunicazioni orali Epidemiology trends in infections, e ho partecipato con interesse al corso avanzato precongressuale Hiv infection in the migrant and refugee population (qui tutto il programma: www.icar2023.it). Si conferma e sottolinea come le persone più fragili, meno regolari, non italiane, meno scolarizzate siano poco raggiunte dalle azioni di informazione e prevenzione.
Una tre giorni importante che sottolinea, se ce ne fosse bisogno, l’importanza della ricerca: l’esperienza Covid-19 ha contraddistinto molto i simposi, i meeting e le presentazioni orali selezionate. Un po’ per ricordare che
per superare le pandemie è necessario unire, coniugandoli, gli sforzi di tutti e di tutte
e un po’ per ricordare che oltre ad Hiv c’è sempre un mondo virale pronto a scatenare paure e pandemie.
Bruno