Ho partecipato stamattina alla Conferenza indetta dal CNCA dopo le recenti affermazioni politiche rese pubbliche dal sottosegretario alla Giustizia onorevole Del Mastro.
7 interventi di 5 minuti l’uno hanno ben tratteggiato lo scenario possibile, dopo le esternazioni ministeriali non certo sfuggite, ma intenzionalmente divulgate.
Molti gli spunti validi, totalmente condivisibili, espressi da chi con le dipendenze da sempre si sporca le mani con le persone che chiedono aiuto per risolvere il loro bisogno e da 3 parlamentari intervenuti.
Lo slogan utilizzato dal CNCA, che ci riporta agli anni 80: Educare, non punire – Le Comunità non sono carceri, si riattualizza con quelle dichiarazioni che contengono interpretazioni che collocano il problema delle dipendenze tra i rischi per la sicurezza pubblica.
Andrebbero messe risorse economiche per riqualificare gli spazi di restrizione della libertà e per formare costantemente gli operatori, anziché prospettare invii di denaro pubblico agli Enti che hanno fatto imprenditoria pura sulla pelle delle dipendenze e che mireranno, dietro richiesta, ad ampliare i posti letto fino a numeri impressionati, diminuendo il rapporto operatori utenti perché la funzione pedagogica riabilitativa, magari personalizzata, è impossibile da esercitare in capannoni dormitorio oppressivamente contenitivi. Si dovrà vigilare affinché i Sert non siano scavalcati dai Magistrati che potrebbero fare invii in Comunità anche senza diagnosi.
Ed è curioso l’aspetto pseudo garantista che si è voluto attribuire a questa dismissione dai carceri: se non si depenalizzano le sostanze, e i reati lievi ad esse connessi, poco dopo aver inviato tutte le persone con problemi di dipendenza nei luoghi che saranno deputati al controllo sociale, saranno dopo poco di nuovo sovraffollate.
Tutti gli Enti che aderiscono al CNCA sono favorevoli all’esecuzione restrittiva esterna al carcere, e conoscono la fatica di incoraggiare le persone a farcela unendo ai programmi di disintossicazione o di offerta di trattamenti sostitutivi la riqualificazione del contesto sociale intimo che ci portiamo appresso.
La riabilitazione si concretizza se accanto al programma di cura sono offerti casa lavoro e reddito dignitoso per vivere.
Non certo con le sole sostanze sostitutive e meno ancora condannando e reprimendo.
Sarà stata l’aria romana primaverile, ma ho respirato tra gli intervenuti aria fresca, vitale per il pensiero educativo che anche Famiglia Nuova sostiene. Anche in carcere esiste lo stigma pesante per chi fa uso o abuso di droghe: scarto nello scarto.
Roma, 21 marzo 2023
Bruno