Hiv: secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità sono in aumento le diagnosi tardive
Bruno Marchini, Presidente Anlaids: “Informazione e prevenzione le nostre priorità per contenere il virus”
L’ISS, Istituto Superiore di Sanità, pubblica i dati sulle nuove diagnosi di Hiv e i casi di Aids in Italia, aggiornati al 31 dicembre 2021: 1770 nuove diagnosi, 30-39 anni la fascia di età più colpita. Ma se si osserva un calo delle nuove diagnosi, soprattutto dal 2018, oltre un terzo delle persone ha scoperto di essere Hiv positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate: in breve, quando il sistema immunitario è già compromesso.
Commenta Bruno Marchini, Presidente di Anlaids, la prima associazione nata in Italia per combattere l’Hiv: “Oggi ci sono tutti gli strumenti per combattere efficacemente l’Hiv: grazie alle terapie, la carica virale diventa NON RILEVABILE e la persona con Hiv non trasmette più il virus. Per questo motivo i test Hiv devono diventare un controllo di routine, devono uscire dallo stigma che circonda questo virus dagli anni ’80”.
La principale modalità di trasmissione resta quella sessuale l’83,9%, e i rapporti tra persone MSM (maschi che fanno sesso con maschi) rappresentano la componente maggioritaria, con il 39,5% delle nuove diagnosi. Come leggere questo dato? La maggiore percentuale di persone MSM può essere in correlazione con una tendenziale maggiore propensione di questi a sottoporsi a test di controllo, anche in assenza di sintomi. Il che pone una questione fondamentale per altre popolazioni meno inclini al monitoraggio della propria salute sessuale.
Rispetto al 2015, infatti, aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv con bassi CD4, le cellule del sistema immunitario attaccate dal virus, o già in Aids: tra gli eterosessuali, nel 2021, i 3/4 delle persone di sesso maschile e i 2/3 delle persone di sesso femminile hanno scoperto di aver acquisito l’Hiv già con livelli di CD4 pericolosamente bassi. Un segnale d’allarme importante anche rispetto alla situazione europea: in Italia i late presenters (nuove diagnosi di infezione da Hiv con numero di linfociti CD4 <350 cell/µl, quindi Infezioni non recenti) sono il 63,2% del campione, contro una media europea del 55,5%. Un dato preoccupante, tanto più se si considera che,
Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS
nel 2020 e nel 2021, l’epidemia da COVID-19 potrebbe aver comportato una sottodiagnosi o una sottonotifica dei casi.
Il tema della prevenzione è quanto mai centrale per scongiurare il calo dell’attenzione sul fenomeno, che non può che portare a un aumento dei contagi. Per questo Anlaids ha lanciato la campagna “HIV: e tu? cosa fai per sconfiggerlo?” in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids il 1° dicembre: un racconto corale, tra gesti quotidiani e lotte storiche, con al centro i volti e le storie di persone comuni e degli attivisti di Anlaids, per sensibilizzare l’opinione pubblica e avanzare proposte concrete per soluzioni incisive.
Conclude Bruno Marchini: “Ancora molti ostacoli rendono difficile la lotta al virus: uno su tutti lo stigma, che impedisce la costruzione di consapevolezza sul tema. È importante continuare l’opera di informazione nelle scuole e tra le popolazioni più fragili; è importante utilizzare tutti gli strumenti di prevenzione; è importante aumentare l’offerta del Test; è importante valorizzare il lavoro delle Associazioni. I dati ISS non fanno che confermare come la lotta all’Hiv sia ancora necessario affrontarla su diversi fronti”.