11-12 marzo 2021/2022
Era la prima volta che uscivo dalla caverna del lockdown.
Sperduta tra le colline e le volpi, eremita, io stessa animale poco sociale. Buona buona, me ne stavo nel silenzio e nell’isolamento.
Era zona rossa, qui in Toscana e su, in Lombardia. La notte non dormii. Ero agitata. Per tutto.
Dell’arrivo mi ricordo la Mery che mi dice Benvenuta, era una giornata di sole, un attimo dopo siamo nella sala dei colloqui e mentre mangiamo il cibo da asporto, lei comincia a raccontare.
Sorride spesso, parla di come era prima di incontrare Leandro e poi, di come era dopo.
Mi fa vedere una lista delle persone che incontrerò.
Lì – è buffo pensarlo ora.
Ero davanti a qualcosa che mi avrebbe scombussolato la vita. Entravo lì, in quel momento, in una cosa grande.
Ma “i fatti grandi della vita mentre accadono sono fatti piccoli” (Franca Viola). E non si indovina mai cosa ti attraverserà e ti farà diversa da quello che eri prima.
Una storia può farlo.
Gli incontri possono farlo.
Le lacrime di Grazia e di Alessandra.
( Il giorno dopo) Le mie – ininterrotte – con Oliviero (e subito l’intervento SOS di Mariarosa che mi porta il mirto riparatore, tacito accordo per le grappe future).
Marco che invece mi ha fatto ridere, con quel suo modo di raccontare di sé e della sua vita come se fosse la vita di un altro, come se raccontasse del caffè di ogni mattina, e invece parla di carcere pistole e redenzioni.
Un anno fa, vi incontravo.
Mi aprivate la porta della vostra storia, mi presentavate il vostro Leandro.
L’emozione che questa storia, questi incontri, hanno portato nella mia vita non so dirla, la so dire solo quando racconto.
Oggi e domani vi penserò spesso.
E mai smetterò di dirvi grazie per l’accoglienza per la fiducia.
Era una cosa grande e nessuno un anno fa lo avrebbe mai detto.
E mi ricorda che dall’accoglienza e dagli atti di fiducia possono nascere cose altrettanto forti e importanti.
Vi abbraccio
Silvia