Entro nel bar dell’oratorio per bere un caffè e scongelare le mani. Il barista, un uomo sulla settantina, mi informa che con il don si sta valutando la possibilità di denunciare i ragazzi, sorpresi in più occasioni con le mani infilate nelle tasche dei giubbotti degli anziani, che si trovano in oratorio per giocare a carte.
Nel frattempo N., eccitato dell’agitazione che si respira nell’aria, sta utilizzando un’app sullo smartphone per cambiare il canale del televisore che quattro anziani stanno cercando di guardare, un po’ indispettiti perché “incò la tv la funsiuna no”.
Dopo un breve confronto con il barista e un’occhiataccia a N., raggiungo gli altri, seduti sui gradoni dell’oratorio.
Si respira già un’aria frizzantina, e non pare essere dovuta alla neve rimasta sui tetti delle case. È il primo giorno di vacanza, per i pochi del gruppo che ancora frequentano la scuola, ma il clima festoso ha contagiato tutti.
Mentre C. mi racconta del clima teso in famiglia per la separazione dei genitori, A. e P., non propriamente noti per essere cattolici praticanti, annunciano che sarebbero andati in chiesa per confessarsi.
Qualche minuto dopo, nella penombra delle cinque del pomeriggio, scorgo due figure che escono di corsa dalla porta della sacrestia, affacciata sul cortile dell’oratorio. Le sagome prendono forma mentre si muovono verso di noi, tra le risate e le urla: “abbiamo chiuso dentro le suore”. Uno dei due ragazzi, sta cullando la statua di dimensioni reali del Bambin Gesù, con tutta probabilità un pezzo d’antiquariato, magari dal valore inestimabile.
La porta di servizio della Chiesa si spalanca. Il sacrista, noto in paese per essere avvezzo al consumo di alcolici, si avventa con il pugno alzato su uno dei ragazzi. Uno dei più grandi, nel tentativo di placare la furia, riceve un destro sul volto. Qualche ragazzo si butta nella mischia, qualcuno cerca di fermare l’uomo. La statua del Bambin Gesù rimane miracolosamente illesa.
Ok, non ho più freddo. Iniziamo a lavorare!
Buon Natale!