Marcia per la Pace Perugia-Assisi
Quali valori possiamo richiamare in questo autunno 2021, caldissimo dal punto di vista delle manifestazioni di protesta violente culminate ieri nell’assalto, a mio giudizio gravissimo della sede della CGIL di Roma, per affermare che siamo per la Pace e non per le guerre. Pace con la maiuscola perché la pace è un’entità valoriale immanente, non declinabile. Solo i veri profeti la possono predicare e riescono a praticarla? La nonviolenza è un credo assoluto continuamente ribadito nel corso di questi nostri 40 anni di vita di cooperativa, testimoniata in ciascuno dei nostri servizi.
Devo dire che talvolta, colpito da immagini di popoli in fuga per paura di conflitti e stragi etniche, ho pensato che sarebbe stato giusto intervenire: a difesa dei più vulnerabili, contro le furie tribali, a tutela dei patrimoni culturali, del mio modello di mondo…
Ma dobbiamo dircela così: o si sta dalla parte della Pace o dalla parte della guerra.
Di guerra non ne abbiamo esperienza diretta, noi che ne proviamo a scrivere, se non nell’aver ascoltato i racconti dei genitori o nonni dei più grandi di noi. Ma ne abbiamo pieni gli occhi per le immagini che si possono trovare nei notiziari di piattaforme e tg news: e non ci sono solo guerre “famose”, ne esistono di minor fama, vedi Yemen di dimenticate vedi Siria. Vorremmo non vedere quegli sguardi che ci guardano e interrogano a distanza.
La nonviolenza o è un approccio preventivo o non è nulla. Non può essere rivendicata dopo non aver tentato di tutto per applicarla: dopo, non serve! O è perseguita come strategia vincente, sempre, in ogni tipo di rapporto, relazione o contratto, non troppo a favore degli uni o troppo a sfavore degli altri o è un’ipocrisia culturale inutile, rivendicata tardivamente a copertura di intrallazzi di mercato anche bellico, che trova nelle guerre, addirittura, un guadagno economico: e non ci sono guerre chirurgiche che non facciano strage di civili, o di conflitti dal cielo “dronati” che sappiano rispettare gli innocenti.
Di guerre poi ce ne sono anche senza armi. Le discriminazioni, la fame e le povertà, le disuguaglianze sociali non sono guerre? E la pace la desideriamo e rivendichiamo nelle ribalte dell’associazionismo cui aderiamo e partecipiamo o la pratichiamo, con un filo di coerenza autentica e non formale, in famiglia, al lavoro, nelle relazioni affettive e amicali e o che viviamo nella società più allargata? La nonviolenza o è un approccio preventivo o non è nulla. Dobbiamo assumerla e adottarla anche ideologicamente perché dobbiamo cedere anzitutto il nostro delirio di controllo sugli altri e sul mondo perché esso è fonte inesauribile di frustrazione impotente che, più o meno lentamente, produce aggressività verso noi e soprattutto verso gli altri. Dobbiamo cedere le convinzioni che autoalimentiamo, e che teniamo strette per paura della vita stessa, di essere in possesso di soluzioni per problemi macro, distogliendo lo sguardo dal nostro povero micro. Riportiamo Pace nelle relazioni quotidiane e vivremo meno peggio la nostra storia umana.
Non ne vale davvero la pena, è tutto così effimero!
Bruno