Così anche la Marcia della Pace è stata adattata a causa di Covid-19.
30 anni, una vita giovane fa, ho partecipato alla Marcia della Pace in un clima festoso: con un gruppo di colleghi, come me in comunità terapeutica, armati di striscioni strappati e malscritti, ma fighissimi, abbiamo partecipato a quel lunghissimo cortèo, questa è per GF, la cui testa nobile, già alle porte di Assisi, precedeva di ore la coda, pogante, e questa è per Chicco, ancora a Perugia.
C’era il mondo in quei primi anni di fine secolo e di fine millennio.
Oggi, stamattina, non credo superassimo le 70, 80 persone, tutte un po’ intristite, io compreso. Non penso sia solo paura del nuovo VIRUS. Credo siamo stanchi di lotte giuste, ma non vincenti, quasi mai.
Oggi è più di moda la violenza del pacifismo, e dopo coloratissimi e infiniti canti e balli a cui si associavano anche i frati della basilica superiore con slogan e inni di pace e amore fraterno, è rimasto soltanto qualche gruppetto sparso e spaesato, legato, a 1 metro di catenella arcobaleno di distanza, tra i suoi componenti e sventolante bandiere del tipo NO CSS, dal vago sapore dark-punk.
Che fosse un comitato che non vuole scarti solidi nei territori che abitiamo me lo ha detto una stessa sventola-trice, ma che centra con…
Comunque la cordata di pace si è manifestata e alle prime gocce un po’ dispersa.
Con un po’ di rammarico…
Bruno