È amaro il risveglio dal torpore conseguito, per molti subìto, per la quarantena che ci ha schiacciato l’esuberanza un po’ strassona da photo and post ossessive. Le cattiverie gratuite e lercie, che mescolano il torbido, sparate su Silvia Romano come su altre donne prima di lei, hanno rivitalizzato gli italiani, quella parte là.
Certo anche gli applausi a scena aperta per una storia che immaginiamo di dolore possono essere stati percepiti inopportuni, ma non certo sconcertanti. Abbiamo provato commozione alla notizia della liberazione, sì, questa è la nostra parte. La solita semi immedesimazione. Non con l’esperienza della liberazione da un lungo rapimento, grazie al cielo, ma perché in Famiglia Nuova abbiamo conoscenza dell’intensità esistenziale che distingue un percorso non convenzionale di vocazione e dedizione. Che spinge ad attraversare crisi e dolori profondi, superati i quali la spiritualità e il carattere avranno ricevuto una forgiatura irreversibile. Storie umane straordinarie.
Speriamo che tutto l’infame cicaleccio ritorni presto al basso, senza augurare ovviamente il ritorno di una piaga superiore…
Per nessuno.
Ben tornata Silvia
Bruno