Caro Fabio, non ti conosco.
Mi ha girato il tuo post la mia carissima collega Veronica; io i social non li ho e non potevo conoscerti.
Mi ha girato il tuo post e mi ha fatto un gran favore, perché mi ha fatto pensare, mi ha ricordato i miei inizi e anche i passi successivi. Dalle tue bellissime righe ti immagino così: non giovanissimo, ma con una grande passione, non ricco, ma pieno di esperienze da raccontare, riflessivo, empatico.
[qui puoi leggere il post di Fabio Musso https://www.facebook.com/fabio.musso.7/posts/10220822069372639 ]
Caro Fabio, ti voglio raccontare anche io una brevissima storia. Veronica mi ha chiesto di scrivere qualcosa in risposta al tuo pezzo, per mostrarti quanto anche noi ci riconosciamo e apprezziamo il tuo lavoro e il modo potente che hai di raccontarlo. Ho pensato che la maniera migliore di rendere a lei e a te il favore di questa grande arma quale è l’emozione, sia quella di scrivere a mia volta una piccola storia su una ragazza.
Questa persona ha iniziato a lavorare qui da noi che aveva vent’anni, pochi più dei ragazzini che incontrava. L’ha selezionata Elisa… Avrei da dire anche su di lei, ma questa è un’altra storia…
Pronti via le hanno affidato un caso complicato; una mamma un po’ pazzerella con due bimbi piccolini; ha continuato costruendo operativamente l’area minori attraverso il suo lavoro di educativa di strada e di ADM. Ogni volta che era necessario iniziare su un paese nuovo l’educativa di strada lei era la persona designata; perché è affidabile, capace e sai che porta risultati. Bella fregatura essere affidabili e capaci; ti toccano sempre i compiti più difficili; e lei non ha mai fatto eccezione. Ha continuato con gli spazi educativi diurni, ha seguito a scuola alcuni ragazzi tosti, in psichiatria ha assistito diversi di quei sognatori svegli, come li chiamava Freud.
Man mano che lei cresceva professionalmente, siamo arrivati noi colleghi di équipe… Sento di parlare anche per i colleghi se dico che a me ha insegnato moltissimo. Mi ha preso per mano e mi ha accompagnato nelle profondità di questo lavoro: mi ha fatto vedere e capire che cosa significa lavorare in strada, buttarsi, andare incontro all’altro. Mi ha aiutato a leggere i bisogni, a trovare strategie nuove, a parlare linguaggi differenti da quelli conosciuti. Una sensibilità rara, la sua, una forza notevole; una confusione creativa e generatrice tipiche di chi ha intelligenza, sia mentale che emotiva.
In lei ho riscontrato quella capacità di rompere il ghiaccio, avvicinare l’altro, accoglierlo così per come è. Il suo tocco è delicato e caldo, ti fa sentire al sicuro, ti guida, ti sostiene finché le tue gambe non sono in grado di reggersi da sole; la sua voce è materna e decisa; e come una madre sai che, comunque vada, lei ci sarà, pronta a dirti la parola giusta o semplicemente a condividere con te il dolore e le infinite gioie del crescere.
Caro Fabio, non ti conosco, ma sii orgoglioso di aver fatto emozionare una nostra, mia e tua, collega così in gamba. Abbiamo un diamante qui da noi e ci vantiamo di metterlo in mostra; carbonio instabile che ci impreziosisce, affascinandoci.
Perciò grazie a te, Veronica, perché ci scegli ormai instancabilmente da una decade. Ti dobbiamo tanto.
Tommaso