Inizio, come doveroso, dai ringraziamenti: alla Fondazione Comunitaria, che ha colto lo spirito ed il senso della nostra proposta facendola propria e a chi, in Famiglia Nuova si è messo in gioco per promuovere e organizzare questo Evento. Grazia, Presidente dell’Associazione, che non si è tirata indietro ed ha messo a disposizione il pensiero e le energie dell’Associazione, motore propulsivo di tutto il gruppo. Elisa, Enrico e Martina che molti di voi non conoscono, ma sono le persone di Famiglia Nuova che hanno lavorato nel comitato scientifico che ha portato a Lodi l’eccellenza in questo settore. Saranno due giornate intense di formazione e confronto su un tema che ci riguarda tutti, da cittadini di un territorio, da istituzioni che lo governano, da Enti Organizzazioni e imprese che operano, a diverso titolo, nel sistema produttivo e dei servizi di Welfare.
Provo, in pochi minuti, a portarvi le ragioni di questa scelta:
Penso che, per un giusto approccio al tema proposto, dovremmo partire da una semplice domanda:
Io cosa posso fare oggi, per promuovere benessere nella mia Comunità?
Pur nella convinzione che debbano essere garantiti a tutti i diritti fondamentali, non pensiamo che un welfare paternalistico sia la risposta corretta ai bisogni sociali delle persone e, in ogni caso, non ce lo possiamo più permettere dato il calo di risorse costante ad essi destinato. Pensiamo sia giusto partecipare alla costruzione di risposte progettate e adeguate al contesto dove si realizzano, che sia giusto condividere, nel rispetto dei ruoli, responsabilità ed interventi, riconoscendo a tutti i soggetti attivi specificità e competenze che, per storia ed identità sono differenti, ma anche complementari. In questo lungo tempo di crisi cui ha corrisposto ad un aumento dei bisogni una riduzione significativa delle risorse degli Enti Locali abbiamo dovuto fare una scelta; potevamo piangerci addosso lasciando che chi non ce la fa resti indietro; escluso; emarginato oppure, come abbiamo scelto di fare, abbiamo unito le forze con altri Enti e con le Istituzioni, ci siamo rimboccati tutti le maniche, e ci siamo messi a disposizione per co-costruire una risposta calda e competente a bisogni sempre più complessi coi quali ci confrontiamo ogni giorno; calda perché questo è anche il nostro territorio e siamo “interessati come cittadini” a che corrispondano legami umani significativi ad ogni risposta di cura, educativa, preventiva riabilitativa sportiva culturale ambientale. Competente perché ci sono risorse di eccellenza, sia nel pubblico che nel privato,che vanno fatte emergere, incoraggiate, valorizzate perché, contrariamente ad un pensiero diffuso che ritiene il nostro lavoro alla portata di chiunque, sappiamo che il lavoro Sociale richiede un saper fare e un saper essere che va coltivato e curato come un patrimonio di ciascun territorio. Abbiamo scelto, e Vi proponiamo di continuare a lavorare con questa logica, forti della consapevolezza che non partiamo da zero nel cercare e condividere risposte creative al sistema di Welfare, perché:
- Sul nostro territorio, favoriti dalle dimensioni, dalla morfologia ed anche dalla presenza di un unico Piano di Zona, hanno avuto certamente un ruolo importante le esperienze di Welfare in Azione, con due progetti finanziati da Fondazione Cariplo che hanno sperimentato un approccio di Welfare di Comunità su due temi caldi ed attuali: la vulnerabilità prodotta dalla crisi, nella prima edizione avviata quattro anni fa con il progetto “Rigenerare valore sociale” e l’Integrazione nella quarta edizione partita quest’annocon il progetto “Mano a mano” Queste esperienze hanno prodotto e produrranno BENE COMUNE, attraverso una rigenerazione di risorse che erano e sono già sul territorio e avevano necessità di essere scoperte, attivate, ri-attivate, valorizzate. Ma queste esperienze hanno, soprattutto, prodotto un cambiamento culturale, costringendoci ad essere sempre più complementari nelle nostre reti sperimentandoci in azioni atte a promuovere partecipazione piuttosto che limitarci ad erogare prestazioni. Questo è il primo passo per superare il concetto di rete, che può assumere anche un’accezione negativa: nella rete ci si casca ci si impiglia, per andare invece verso l’obiettivo condiviso di “costruzione di comunità”.
- Ci siamo riconosciuti in un “movimento culturale” fatto di comunità di pratiche, sempre promosso da Fondazione Cariplo, che ha visto nascere esperienze innovative su altri territori, attraverso un approccio che restituisce dignità a tutte le componenti della collettività, da chi è in una fase di vita travagliata, ma che non per questo deve essere privato del diritto di scegliere come uscire da questa fase, a chi programma, alle volte, tra un ventaglio di possibilità che potrebbe essere ben più ampio, se co-costruito, a chi osserva, spesso in maniera curiosa, e che potrebbe contribuire a generare qualcosa di nuovo, di diverso, a vivere la propria cittadinanza in maniera più attiva.
- Soprattutto siamo qui perché abbiamo scelto, in un momento di crisi profonda dei sistemi tradizionali di Welfare e di attacchi feroci, drammatici, di perdita di fiducia nei confronti del Terzo Settore,di prendere parola, di non arrenderci al ruolo di fornitori di mano d’opera a basso costo, meccanismo nel quale si incistano spesso esempi poco nobili di false imprese sociali.
- Abbiamo scelto, di fronte ad una crisi di risorse come mai negli ultimi 20 anni si è vista, sui sistemi di Welfare, di mettere in campo noi stessi, le nostre risorse, che sono soprattutto quelle delle nostre menti, del nostro essere degli appassionati di umanità, della nostra attitudine ad essere dei visionari, capaci di immaginare, anche con creatività e non da soli, una Comunità diversa, una Comunità Possibile parafrasando il nostro Fondatore Don Leandro Rossi una nuova “Utopia possibile”.
Marirosa Devecchi