Ho partecipato al Convegno di Con i Bambini a Milano. Sono arrivato con curiosità e qualche domanda importante: sulle prospettive di lavoro, sugli indirizzi, sul clima che sta dietro al lavoro sul campo (“behind” per riprendere il nostro progetto).
Si è parlato di fondi, di impegni, è stata tratteggiata la storia del percorso che ha portato alla riconferma del fondo.
Eravamo in molti in quella bella sala, lontani per condizione sociale, storia personale, età; ma allo stesso tempo eravamo uniti per un obiettivo comune.
Cosa ci spinge a ritrovarci tutti assieme? Perché destinare soldi, risorse, investimenti a chi è rimasto più indietro? In questo mondo dominato dall’economia la domanda rimane fondamentale. Destinare fondi è, come ho sentito, il modo per dare diritti a chi li ha persi, se li è visti rapinare, o a chi non ne ha ami avuti.
Lo traduco nel linguaggio pratico: ieri ero con un ragazzo che seguiamo grazie ai fondi del progetto, attraverso il dispositivo dell’Educativa di strada. Il giorno prima ha trovato una siringa e, con le dovute precauzioni, l’ha gettata, riappropriandosi del “suo” spazio di Parco. Parlando di questo episodio è esploso nell’esclamazione: “Tossici e negri andrebbero bruciati. Paghiamo noi italiani per loro!”. Ho cercato di dipanare, sezionare, analizzare, definire l’universo che sta dietro questa frase; riportando informazioni e sguardi differenti da quelli che questo diciassettenne sente o con cui è entrato in contatto. La domanda inespressa è per quale motivo si debba investire sulle fasce di popolazione più debole. Ma questa domanda, ovviamente, non è soltanto di questo diciassettenne, ma è piuttosto diffusa.
Mi è piaciuto che chi guida questo fondo abbia una visione che condivido: non fondi per buonismo o per lavarsi la coscienza, ma per sostenere la crescita e il futuro. Ho avuto la sensazione di un sincero interesse per le tematiche e gli argomenti trattati.
Ho sentito anche chi non le “ha mandate a dire”, e ha espresso il proprio pensiero, desideroso di continuare il lavoro iniziato e lottare, leone in questo caso non “da tastiera”, ma combattente vero, tosto, libero da condizionamenti.
Questo incontro mi ha fatto ben sperare, mi ha dato un’iniezione di fiducia e mi ha fatto credere che c’è un mondo che sostiene e ha voglia di puntare e scommettere sul nostro lavoro. Non siamo soli, Vamonos!
Tommaso