Muove la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi.
Penso, tra me e me, che se davanti a lei ci fosse un uomo probabilmente non sarebbe in grado di resisterle. Probabilmente la inviterebbe a bere qualcosa. Probabilmente si farebbe sedurre.
Ha 17 anni. Ne dimostra almeno 25. Il trucco pesante, la gonna corta, la maglietta sempre attillata e scollata. L’atteggiamento di chi vuole conquistare tutti.
La conosco da quasi un anno. All’epoca andava ancora a scuola, poi ha mollato. Non ha ricominciato l’anno successivo. La madre sosteneva che avrebbe comunque potuto iscriversi al serale per portare a casa il diploma.
I primi tempi mi raccontava che la madre insisteva per prepararle i vestiti sul letto prima di andare a scuola. Lei si arrabbiava, lanciava tutto, la picchiava. Non accettava quei vestiti da bambina, non accettava quelle cure che le stavano troppo strette. Non lavava i piatti, non studiava, non apparecchiava la tavola, le stava scomoda quella casa troppo precisa ed ordinata. Ha iniziato a non curarsi, non lavarsi, quel tanto che bastava però, per mantenere le relazioni con gli altri, per non essere esclusa. “Sembra il diavolo” diceva sua madre.
Dormono nella stessa stanza, in un appartamento di una palazzo popolare di nuova costruzione, che pare più un ospedale. Il padre è morto dieci anni fa.
Passa la notte sveglia, chattando con uomini conosciuti sui social network. Non lo nasconde né a me, né alla madre.
La settimana scorsa ha lasciato il suo fidanzato, dopo una lite furiosa. Si è spaventata, per la reazione violenta che lui ha avuto nei suoi confronti, per quella mania di controllo che a tutti i costi voleva esercitare e che lei non sapeva contrastare. Ne ha parlato con la madre, per la prima volta, e poi insieme mi hanno chiesto un aiuto. Una richiesta abbozzata, dai contorni indistinti, ma pur sempre un iniziale tentativo nell’affermare che finalmente ci si vuole prendere cura di sé.
Oggi chiameremo insieme il Consultorio, per chiedere un primo appuntamento. E ogni giorno lavoreremo insieme per dar senso al percorso, accogliendo e rielaborando le fatiche e gratificando le conquiste.