Trovare largo consenso ai significati ancora vivi della commemorazione del 25 Aprile, nel 2018, non è facile. Le ricorrenze istituzionali della nostra Italia si mescolano alle giornate per questa e per quell’altra causa nobile, con la possibilità che tutto si equivalga, perdendo in autenticità.
Provo dolore (sono incazzato) per una sinistra che ha permesso in questi lunghi ultimi vent’anni che si trascurassero le ricorrenze legate alla fine della guerra, che ha permesso il sopraggiungere di un tempo in cui pare sovversivo dichiararsi se non comunista, antifascista! Che non ha voluto vedere e sentire, non solo con le orecchie, oltre a non aver parlato e che si è spostata troppo a destra di se stessa. Ha permesso la rottamazione delle giornate di memoria come il 25 aprile, oggi è lei in rottami. E come commentare il fioccare di correnti e teorie, anche qualificate, di revisionismo?
Populismi sfrenati e offuscati da rigurgiti di illiberalità, xenofobia e fascismo, sono usciti vincenti dalle recenti elezioni internazionali, europee e italiane. Alcuni giovanotti, di certo nuovo che avanza, si compiacciono nel dire che la Storia è superata.
È vero sono passati più di 70 anni, ma nella recente campagna elettorale italiana, per stare nei nostri panni, abbiamo assistito alla totale assenza di reazione a provocazioni pseudo patriottiche, solo per citare quella storiaccia del Traini a caccia di uomini africani, con il tricolore indossato come certificazione di buona italianità, per tutta la durata delle riprese video giornalistiche, e che nessuno gli ha tolto, nemmeno le forze dell’ordine da cui si è fatto prendere per “coronare” l’azione razzista. Si è dichiarato militante leghista e parte del nostro popolo non lo ha solo giustificato dal nostro, ma si è sentito rappresentato. Ricordo gli avvoltoi, neri dentro, che hanno fatto scempio del caso Pamela, generalizzando lo stigma per pochi voti. Nessuna reazione dal nuovo Movimento che è avanzato, che si proclama a-fascista.
O solo per accennare all’oggi al blitz xenofobo di nostri connazionali piemontesi e veneti che si sono uniti ai cugini d’oltralpe di Generation Identitaire che ieri stendevano reti, ridicole se non grottesche, contro i migranti al passo del Colle della Scala, in Val di Susa. Passo che ha visto, in senso inverso, l’arrivo di Annibale, un po’ di anni fa…
Temo i leghisti apparentati con i partiti di estrema destra europei e i rottamatori della storia più dei fascistellacci di Casa Pound e di Forza Nuova: i sostenitori della prima accoppiata, pronta a governare insieme, sono meno visibili, e da tempo candidati governativi. Quelli della seconda coppia, per ora, in Italia non hanno sfondato. Appunto, per ora.
Può darsi io sia nostalgico, già! l’età!!, ma il rischio che vada al potere una destra illiberale, per restare in superficie, è alto e non di mia fantasia: è già avvenuto in alcuni Paesi dell’Europa moderna.
Ho deciso anche quest’anno quindi di partecipare e testimoniare di persona alle Feste che commemorano la riconquistata Libertà del 1945; per essere con quei pochi rimasti visibili a dichiarare a quale storia del nostro Paese crediamo. Se non è attuale parlare di fascismo, parliamo allora di leghismo, di certo movimentismo per cui la sinistra è come la destra, sdoganando così quest’ultima.
Personalmente sono sicuro che ci siano stati i nazisti, ci siano ancora i fascisti, e che contro c’erano i partigiani, bianchi e rossi, e che, in guerra, li hanno sconfitti. Gli altri, se non sono stati conniventi, furono silenti e indifferenti.
Oggi alcuni, accecati dalla povertà, o eccitati per il potere assoluto e totalitario, si avvicinano e praticano le simbologie nere: allo stadio, nelle inaugurazioni di nuove sedi casapoundine, negli slogan gridati sui manifesti abusivi, sui social.
Mi basta per dichiararmi fortemente convinto e orgoglioso di essere antifascista, antileghista e contro ogni movimento qualunquista.
Buona Festa della Liberazione a tutte e a tutti
Bruno
[nell’immagine una scultura di Leoncillo Leonardi, Partigiana veneta, 1954]