Ciao Seve,
eccomi qui, dopo un altro anno a ricordare il giorno della tua partenza.
Dopo il dolore, lo smarrimento e la rabbia, abbiamo messo tutte le nostre energie per affrontare il lavoro quotidiano con il solito ritmo e lo stesso sguardo, quello che anche tu, come Leandro ed Egisto, ci hai indicato.
Progetti nuovi si sono avviati e sempre, ogni volta, mi viene spontaneo chiedermi “chissà cosa avrebbe fatto Seve?” Manca a me, come penso a tutti, quel confronto aperto, leale, a volte aspro ma che ci aiutava tutti a trovare risposte condivise a nuovi bisogni che in questi tempi colpiscono un gran numero di persone a cui vengono negati anche i diritti fondamentali.
Manca a me, come penso a molti, la Tua presenza sulla porta della segreteria che, con la sigaretta in bocca, salutavi e immancabilmente chiedevi: “Allora?” In quel saluto c’era tutto, il ciao, la buona giornata, e soprattutto il “come stai?” che la raccontava lunga sull’autenticità del tuo interesse per ciascuno e oso persino pensare che fosse anche affetto sincero nascosto da quel tuo modo burbero e schivo di cui ti facevi scudo.
Ecco oggi siamo ancora qui, e, senza farci prendere dallo sconforto e dalla paura, cerchiamo ancora ostinatamente di mantenere la strada che riconosce ad ogni persona il diritto alla felicità.
Ciao Seve il cammino prosegue!
Mariarosa