Cosa penserà JB quando arriverà? Quando ci vedrà per la prima volta? Ci confronterà con gli operatori precedenti? Si sentirà accolto o passato di mano? Apprezzerà la casa dove dovrà stare? Si sentirà ospite o un numero? Si ambienterà e in quanto tempo? Andrà d’accordo con gli altri o si isolerà? Parlerà inglese o francese o quale altra lingua? Conoscerà l’italiano? Avrà vestiti e cosa mangerà? Saprà gestirsi in autonomia? Quale progetto avrà nel cuore? Diventerà protagonista della sua vita? Dove vorrà viverla? Come?
E io cosa penserò quando sarà arrivato? Quando lo incontrerò per la prima volta? Lo accoglierò meglio o meno caldo dei miei colleghi? Avrò scelto per lui lo spazio più adatto? Saprò farlo sentire a casa sua? Avrò tempo di qualità a sufficienza da dedicargli? Mi sforzerò di ascoltarlo? Come userò l’italiano? Quando e perché userò l’inglese o il francese? Gli saprò dare fiducia in anticipo? Saprò dirgli no per giusto motivo? Quante regole gli farò sottoscrivere e di che tipo? Saprò essergli accanto? Quali saranno i suoi diritti? Lo aiuterò ad esigerli esponendomi? Conoscerò il suo vero progetto di vita? Riuscirò ad accompagnarlo verso un’idea di ragionevole felicità?
Con queste domande aperte domani JB arriverà ai Bulbi, il servizio CAS di Montebuono in Umbria.
Il giorno dopo l’ennesima giornata in cui in molti diranno la loro sull’uomo migrante.
Chissà quale percezione ne avrà avuta: partirò dal chiederglielo.
Bruno