Vivevo a Londra quando “la peste del secolo” iniziò a colpire pesantemente la comunità dei maschi che fanno sesso con maschi. Alcuni miei amici si ammalarono e velocemente morirono. Si capì che un altro veicolo dell’infezione era lo scambio di strumenti non sterili per iniettarsi stupefacenti. Poi andai negli USA, per qualificare la mia formazione linguistica, ed anche là continuavo a vivere comportamenti a rischio. Omosessuale visibile da sempre, allora ero dipendente dall’eroina assunta per via endovenosa. 2 rischi: 1 certezza. Avevo contratto anch’io l’Aids. Avevo introiettato lo stigma. Avevo imparato a convivere con quella certezza che non mi atterriva e non mi impediva di assistere i miei amici colpiti ferocemente. Solo successivamente con mia sorpresa fui diagnosticato negativo alla sierologia per Hiv. Sono stato molto fortunato.
Tornato in Italia la mia dipendenza problematica deflagrò e chiesi di poter “entrare in Comunità”. Dopo alcune esperienze fallimentari, approdai a Famiglia Nuova che brevemente intercettò la mia attitudine alla cura dell’Altro, soprattutto se molto vulnerabile o vulnerato, e mi invitò a frequentare un corso di formazione per l’assistenza ed il supporto dei diritti delle persone che vivevano con Hiv/Aids. Da allora ho partecipato alla vita di Associazioni per contrastarne la diffusione dell’Hiv e ho lavorato per circa 20 anni come operatore della Casa Alloggio i Tulipani. Ho avuto l’occasione in questi 20 anni abbondanti di entrare a far parte del Consiglio Direttivo di Anlaids, la più storica Associazione italiana di lotta all’Aids. Famiglia Nuova, Ente che mi ha permesso di nascere a nuova vita, è stata forte promotrice di questa mia attività. Gliene sono molto grato.
Oggi lo scenario internazionale dell’Hiv è cambiato. La ricerca e l’Associazionismo hanno vinto insieme numerose battaglie, ottenuto leggi e in Italia pianificato interventi ed azioni in un documento di rilevanza nazionale appena assunto dalla Conferenza Stato-Regioni. Ha ancora senso quindi impegnarsi per una attività così impegnativa? Esiste ancora lo stigma? La cronicizzazione dell’Hiv o dell’Aids sono da considerare un successo?
Da poco il Centro Osservatorio Aids ha pubblicato il bollettino annuale dei dati relativi al 2016: 3451 nuove Infezioni diagnosticate, 778 nuove diagnosi di Aids… L’Italia si pone al tredicesimo posto in Europa per nuove infezioni e con il Portogallo ai primi posti nell’EU occidentale per diagnosi di Aids. I fattori di rischio riguardano prevalentemente le fasce d’età più giovani, e tra queste i più colpiti sono i giovani MSM e le giovani donne. Il fattore di rischio è quasi esclusivamente l’attività sessuale, soprattutto ricettiva, non protetta da profilattico, anche se l’altro importante fattore di rischio, l’assunzione di stupefacenti per via iniettiva usando strumenti non sterili, sta riaffacciandosi sulla scena, in Europa soprattutto nelle nazioni dell’Est. Quindi è ancora necessario fare informazione, comunicare nei contesti più appropriati, anche con linguaggi e grafica d’impatto, forte, per arrivare più capillarmente possibile a tutti, allertando che: “se te ne fotti, l’Aids ti fotte”
Buon 1° dicembre
Bruno Marchini