12 ottobre, ore 21, Oratorio San Bernardo, piazzale San Bernardo di Chiaravalle 45 – Lodi
Marcela Serli
Me ne vado è un piccolo dolore. Parla delle paure che ho. Parla dell’odio che provo e che credo proviamo.
Parla del desiderio di andarsene, anche da se stessi.
Me ne vado è un viaggio crudele ma ironico intorno al mondo. Intorno alle storie del mondo. Quelle storie che hanno fatto sì che gli uomini partano, se ne vadano. Se ne vadano alla ricerca di un luogo felice. O almeno vivibile.
Nel ’99 sono stata in Albania, l’Albania si mostrò eccessivamente forte davanti ai miei occhi, per non vederla. Mi sorprese quel “paesaggio umano” così somigliante a quello della mia città, Tucumàn, in Argentina, così somigliante a Trieste, in quell’Istria che lasciò mio padre, alla Beirut che lasciò mio nonno quando se ne andò alla volta di Tucumàn.
Chiamo “paesaggio umano” quel paesaggio urbano, misto tra gente e luogo, misto tra abitanti di un luogo e il luogo stesso. Questi uomini e la loro terra non possono essere separati, perché questa terra ha fatto diventare così questi uomini, e questi uomini hanno fatto di questa terra quello che è.
Sono legati loro malgrado per sempre. Anche quando se ne vanno.
Così è stato per mio nonno.
Così è stato per mio padre.
Così per me.
Le ragioni. Quando le ragioni diventano troppo urgenti, quando le ragioni si fanno così numerose da accavallarsi, da mescolarsi fra di loro, fino a diventare solo una melma illogica di ragioni. A quel punto non c’è famiglia, non c’è amore, non c’è patria che tenga. Il tuo partire diventa urgente, come una bomba, come una guerra, diventa cieco. E le ragioni se ne vanno a puttane. Perché a quel punto l’urgenza è diventata tutto.
Ecco, ho deciso di scrivere un testo che raccontasse, non in forma di narrazione, ma in forma di situazioni-poetiche, l’andarsene. Ho deciso di scegliere anche un punto di vista: il mio. E presumere dunque, che il mio arbitrario punto di vista, possa essere sufficiente, per raccontarvi questa storia.
Me ne vado è uno sfogo. È lo sfogo di quattro generazioni di emigranti.
Lo spettacolo costruisce momenti di forte interazione con il pubblico, creando spazi di spaesamento profondo che riguardano sia le tematiche che lo attraversano sia l’idea di allestimento in sé. Annunciando all’inizio provocatoriamente che non ci sono né scenografia, né costumi, né tecnico (infatti sono io a dare luci e musiche dal palcoscenico), né attori, metto in evidenza la precarietà della ricerca di questo luogo – non luogo, dove vivere e da dove andarsene.
[Me ne vado, di e con Marcela Serli. 12 ottobre, ore 21, Oratorio San Bernardo, piazzale San Bernardo di Chiaravalle, 45 Lodi. Lo Spettacolo teatrale è un evento organizzato da Famiglia Nuova nell’ambito di Caleidoscopio FEST i colori della mente, partecipazione € 5 a persona.]