Bruno Marchini.
Buona sera, benvenute e benvenuti tutti. Sono lieto di presentare lo spettacolo concerto Mio angelo di cenere, di Officina Poetica, che nasce su testi di MM, poetessa e scrittrice svizzera, interpretati dall’attrice cremonese Daniela Coelli, qui anche regista e messi in musica da Fabio Turchetti che è alla fisarmonica e chitarra: Luca Congedo al flauto e Luca Garlaschelli al contrabbasso ed alla tromba sostengono l’impianto musicale. Completano lo spettacolo i video di Hermes Mangialardo.
Mio Angelo di cenere è uno spettacolo a cui tengo personalmente molto, e questa sera lo presento qui, a Montebuono, in questa cornice naturale spettacolare dove 25 anni fa ho scoperto, ed appreso, che raccontare il proprio dolore attenua le ferite: è stata un’esperienza molto forte, talvolta difficile da sopportare: è stato per me terapeutico.
I testi di MM, tratti da Labambina e Notizie dall’esilio, urlano il suo dolore di quando, bambina fu strappata alla famiglia di origine e sbattuta in orfanotrofi, passando poi da una famiglia affidataria all’altra: fu vittima, nei primi anni dell’ultimo dopoguerra, del mostruoso tentativo di sedentarizzare la popolazione culturalmente nomade.
Famiglia Nuova di cui quest’anno ricorre il 35° anniversario dalla sua fondazione è da sempre schierata dalla parte degli uomini e delle donne vulnerabili o vulnerate e gestisce servizi rivolti a queste persone: tra mura e persone che per un periodo della propria vita diventano familiari è possibile raccontare ed elaborare la propria storia individuale. La Cooperativa offre spazio ed ascolto a chi vi accede e a chi vuole alleggerire la pesantezza e la bruttura che hanno imprigionano il loro sogno di felicità, quella possibile di felicità, per ciascuno, come sancito nel nostro Codice Etico.
Ringrazio Paola Cinieri e Carlo Cremona, rispettivamente Responsabili della comunità Montebuono e della casa alloggio I Tulipani, che con le ottime equipe garantiscono l’accoglienza e l’ascolto tipici di Famiglia Nuova. Un grazie speciale agli Ospiti della comunità senza i quali questo evento non sarebbe stato possibile.
Il messaggio che vi lascio stasera è che raccontare anche in modo forte la propria esperienza di sofferenza può essere curativo: anche per chi ascolta.