Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 13, 1° luglio 1998, p. 21.
È passata in commissione parlamentare la proposta di legge sulla fecondazione per vincere il male della sterilità. Ci sono idee differenti, specie tra laici e cattolici, nessuno è pienamente soddisfatto; ma non si può attendere ancora a mettere un po’ d’ordine nel Far West italiano in proposito. Noi ci auguriamo che la discussione passi in aula, se ne discuta liberamente e coscienziosamente, per arrivare a qualche conclusione, perché la politica è l’arte del possibile e perché il «tutto o niente» è dettato dall’integrismo adolescenziale.
Io mi meraviglio che parlamentari con educazione e professioni differenti si pronuncino con tanta facilità su argomenti come questi, difficili anche per i cultori di problemi etici e giuridici. La scelta è spesso «politica» (sia nella maggioranza che nella opposizione) o «ideologica» (di area laica o cattolica). A volte potrebbe essere anche di «interesse» (ad es. Rosa Russo Jervolino accusò l’On. Raffaele Cananzi di farsi pubblicità elettorale). La presa di posizione – motivata, meditata e ponderata – dovrebbe invece essere sempre di «coscienza». Quali sono allora i punti più discussi?
Non voglio approfondire qui il problema della fecondazione «omologa» che fu vietata giustamente (ma io penso anche provvisoriamente) da Pio XI e da Pio XII, benché difendessero fortemente la procreazione, ma qui difesero anche l’amore.
Erano i tempi di Hitler e del razzismo nazista. I papi non volevano che il riconoscimento anche solo di una fecondazione artificiale finisse a servire chi voleva mitizzare una sola razza. Poi si trovarono altri argomenti. Si disse che l’atto sessuale doveva essere sempre aperto alla trasmissione della vita (per cui si negava la contraccezione) e alla espressione dell’amore coniugale (per cui si negava persino la liceità della fecondazione omologa, cioè tra coniugi). Oggi c’è chi ritiene che è proprio per amore che i coniugi sterili chiedono l’aiuto per procreare. Persino il Sen. Guido F olloni (ex direttore di Avvenire) dice il suo sì alla fecondazione omologa (oltre che alla massima tutela dell’embrione). Del resto la legge non dichiara la liceità morale, ma solo la non perseguibilità penale.
Gli argomenti più discussi restano allora tre, a nostro avviso: la fecondazione eterologa, il riconoscimento delle famiglie di fatto e le modalità di difesa della vita embrionale. Cominciamo dalla fecondazione eterologa. Noi diremo il pro e il contro, per favorire una presa di coscienza personale. Si tratta di inseminazione mediante seme di donatore esterno alla coppia. Certo che da qui alla scelta di bimbi solo belli e intelligenti il passo è breve (razzismo eugenetico e prenatale!). Dice Mons. Sgreccia, direttore dell’istituto di bio-etica della Università Cattolica di Roma: «Comporta la costituzione di banche del seme, accentua il rischio di trasmettere malattie genetiche, rende possibile gli incesti (tra fratelli che non si conoscono), assomma le predisposizioni a malattie ereditarie». C’è poi il pericolo della speculazione commerciale e l’impossibilità per un figlio di conoscere l’identità del padre (il che sembra incostituzionale).
Il secondo aspetto preoccupante per i cattolici è il riconoscimento delle famiglie di fatto. Ma il problema dove sorge? Dalla presunzione che la famiglia solo di fatto sia meno duratura di quella di persone sposate? Non è detto: queste ultime possono divorziare. O perché il matrimonio è per la chiesa e per lo stato la base della famiglia? Vero. Ma c’è da pensare alla difesa dei diritti civili delle coppie e degli individui meno fortunati. Non hanno una famiglia regolare, ma abbiano almeno qualcuno che li ami. Ci offenderemo per questo? Qualcosa è sempre meglio che niente! Valgono più le persone che le istituzioni ed i cosiddetti «principi»! Dovremmo riflettere seriamente anche noi.
Infine c’è il problema della difesa della vita dell’embrione, che va tutelata al massimo, in modo reale e non ambiguo. Certo c’è l’inevitabile distruzione e dispersione di una parte degli embrioni che non potranno essere impiantati. E troppo facile però dire che la vita c’è certo dal primo momento. Io ne sono convinto; ma non mi è facile convincere gli altri.
Non l’abbiamo sempre detto nei secoli passati. Diciamo (purtroppo) ancora che possiamo uccidere per legittima difesa persone adulte e già nate…
Per formare la coscienza dobbiamo suggerire agli altri riflessione e prudenza; ma dobbiamo riflettere anche noi.
[Illustrazione: William Quiller Orchardson, Master Baby, 1886, particolare.]