Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 12, 15 giugno 1998, p. 49.
Diminuiscono i penitenti, ma non diminuiscono i peccati, che più o meno sono sempre gli stessi! Ci si risponderà: «Certo, sono diminuiti i praticanti, è logico che diminuiscono anche i penitenti». Stupisce però che tra i praticanti aumentino di molto quelli che si accostano al sacramento della Comunione, mentre sono in costante diminuzione quelli che si accostano al sacramento della Penitenza. Tanto che da alcune parti si trovano persone e riviste serie che chiedono un cambiamento radicale del sacramento del perdono, come è vvenuto altre volte nella storia della chiesa, fatti salvi i quattro momenti importanti: la Conversione, la Confessione, l’Assoluzione e la Soddisfazione o Penitenza (Cfr. C. Ducarrozz in Chiosir, mars 1998; A. Gelardi in Settimana, Nn. 13-14/1998; 19/1998).
La cosa che sorprende (non solo nei teologi, ma anche nei preti e nei fedeli) è questa. Ieri chi parlava male dell’attuale confessione sacramentale, si credeva fossero i «lontani» , che forse non l’avevano mai digerita, per cui volevano distruggerla e sotterrarla. Oggi appare invece sempre più evidente che sono quelli che la vogliano salvare (la Confessione) in tutti i suoi elementi essenziali, pur adattandola, cogliendo i segni dei tempi, che debbono essere più rispondenti all’attuale contesto personale e comunitario. I tentativi di cambiamento rituale e contenutistici nel modo di vedere il peccato ad es. della contraccezione, si sono rivelati del tutto insufficienti. L’argomento spetta sì alla chiesa gerarchica, ma anche all’intera chiesa, intesa come «popolo di Dio in cammino nella storia».
E nel frattempo? Vediamo di rivedere qualcosa nel modo di intendere i quattro famosi elementi: Pentimento o Conversione, Accusa o Confessione, Assoluzione o Perdono, Penitenza o Soddisfazione. Prima ancora vanno rivisti i ruoli dei due protagonisti, Confessore e Penitente. Non rispondono al ruolo di Giudice e Imputato. Il Confessore deve avere ben chiara la convinzione che si tratta di due Peccatori che narrano assieme la misericordia di Dio e si sostengono reciprocamente nella gioia del Perdono. Neppure serve l’immagine del Medico che cura il malato, né del Maestro che istruisce l’alunno e neppure quella del Padre (moralista) che corregge il figlio.
La conversione è l’elemento fondamentale con o senza il sacramento, e può essere favorita anche dalla preghiera e dalla stessa Eucarestia, che ha sempre una valenza penitenziale, che favorisce il pentimento. Ci sono due tipi nel Vangelo che sembrano incarnare i due sacramenti in questione: Il Figliuol prodigo e Zaccheo. Il primo è triste, dispiaciuto, quasi non osa neppure guardare in faccia il padre… Zaccheo invece è contento perché ospita Gesù a casa sua e dice: «Darò metà dei miei averi ai poveri; e ai defraudati renderò il quadruplo». Così si accusa pubblicamente e fa festa con gli altri, ricevendo il Cristo sotto il suo tetto; e agisce da convertito contento di riparare.
La Confessione o accusa il Tridentino la voleva integra, secondo la specie e il numero. In realtà il figliuol prodigo, dopo tanto pensare, fa la confessione meno integra e più bella, perché gli viene il magone e il Padre non gli permette di proseguire (ha già capito tutto).
L’accusa dovrebbe evitare il formalismo e l’automatismo (un peccato materiale non è sempre anche peccato formale). Non va persa di vista l’opzione fondamentale per Dio o per l’io, che costituisce l’essenziale, anche se i singoli atti hanno pure la loro rilevanza. Il peccato è mancanza di amore! E lo Spirito Santo la Nuova Legge, che parla direttamente alla nostra Coscienza.
L’Assoluzione o Perdono non è un gesto magico (tanto meno superstizioso). Ti aiuta a capire la dimensione sociale del peccato e la mediazione della Chiesa, sempre necessaria nei sacramenti, ma che non lega le mani a Dio e alla Sua Grazia. Puoi trovare un confessore severo che ti nega indebitamente la assoluzione, quando Dio invece ti ha già perdonato!
la Penitenza (o soddisfazione) non è tanto il conto da pagare (secondo il tariffario), ma deve aiutarci a provare nel tempo l’animo lieto per la conversione avvenuta e per il perdono ricevuto. Così diventeremo «Memori e riconoscenti». Non dimentichiamo l’antica confessione dura, pubblica e irrepetibile (per i tre gravi peccati di apostasia, assassinio e adulterio): persino Monica pensava di rimandare il battesimo per il figlio S. Agostino. Quando quasi nessuno si confessava più, i monaci irlandesi salvarono il Sacramento introducendo la confessione auricolare, segreta e ripetuta (più umana) con l’interiorità evangelica che guarda al cuore. Forse anche oggi siamo arrivati al momento della svolta?
[Immagine: André Reinosoc, San Francesco Xavier a Venezia, 1619.]