Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 10, 15 maggio 1998, p. 41.
l 25 luglio 1968 uscì la «Humanae vitae» di Paolo VI che proclamava che «qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita» (n. 11). Veniva così respinta la famosa «pillola» (di progestinici) e tutta la contraccezione. Veniva salvata soltanto la continenza periodica. Era un fulmine a ciel sereno, mentre si attendeva che fosse benedetta dal Papa (e 71 dei 75 membri della Commissione Pontificia erano favorevoli).
Mons. Antonio Corti di Milano, si sentì in dovere di esprimere a Papa Montini il suo dolore e la sua perplessità di figlio ossequiente ma critico. Mi disse che il Papa gli rispose inviandogli con l’autografo la «Sacerdotalis Coelibatus». Cosa avrà voluto dire? Forse che noi preti eravamo già « sistemati» dall’enciclica dell’anno prima. Don Ambrogio Valsecchi diceva: «Credo che Papa Montini – che ha pubblicato ben altre e mirabili encicliche – dovesse avere una predilezione per quella sulla pillola, come un padre verso una figlia handicappata».
Scherzi a parte, io prima mi sono ripreso dal trauma, poi mi son dato da fare, consolandomi perché il documento del «No» alla contraccezione era però anche il documento del «Sì» a tante altre cose. Si diceva sì infatti all’amore umano integrale, fisico e spirituale assieme. Non era di tutti i giorni sentire un Papa che diceva: «Amatevi con tutto… il corpo; e non solo con tutto il cuore» (n. 8 e 9).
Secondo. I fini del matrimonio Procreazione e Amore non venivano più gerarchizzati (mettendo l’amore in un ruolo subordinato), ma assumevano la stessa rilevanza.
Terzo. La Paternità responsabile (e la maternità egualmente) era un dovere da raggiungere anche con l’obbligo di limitare le nascite: cosa che sembrava fino ad allora proibita.
Quarto. I Pastori e i Confessori dovevano essere pazienti e misericordiosi, come il Signore verso i peccatori. «Nella parola e nel cuore del Sacerdote si doveva sentire l’eco della voce e dell’amore del Redentore» (n. 28). Sempre meglio delle paternali moralistiche!
Quinto. Tra gli altri «si» dell’enciclica, sceglierò come ultimo l’incoraggiamento del Papa alla ricerca futura. E nominata espressamente la ricerca medica, ma non è esclusa la ricerca teologica, tanto più che il pronunciamento è pastorale più che dottrinale (sulla scia del Concilio) e comunque non era infallibile (n. 24). Potrebbe capitare allora quello che è accaduto con l’Indice dei libri proibiti. Il Capo del 8. Ufficio, il terribile Card. Ottaviani, improvvisamente ebbe a dire: «Voi vi preoccupate dell’Indice. Ma è morto di morte naturale!». Ed è giusto che non sia sempre l’autorità a prendere atto per prima dei decessi!
Dal punto di vista pastorale, è interessante pure registrare le cose nuove dette da interi episcopati. Fu un vero esercizio della Collegialità Episcopale promulgata tre anni prima dal Vaticano Secondo. Gli argomenti di integrazione degli episcopati, furono, ad esempio: l’autorità ecclesiale, che è sempre degna di rispetto, ma che non richiede quasi mai un assenso infallibile; la coscienza personale, che deve dire sempre l’ultima parola come giudizio ultimo-pratico della moralità della nostra azione; la gravità del peccato, che è sempre un discorso delicato e che spesso anche datato (quando uno «non si sente separato dall’amore di Dio»). Allora può anche ricevere la Comunione, pur non essendo riuscito a rispettare l’enciclica. Infine, l’episcopato francese e canadese parlarono anche del conflitto di doveri, si può cioè sbagliare non solo ricorrendo alla contraccezione, ma anche quando – non ricorrendovi – si viene meno al dovere di amare fisicamente il coniuge, oppure al dovere di attuare una paternità «responsabile» e non imprudente ed eccessiva.
Sono passati trent’anni. Sul piano medico non è avvenuto molto di nuovo al riguardo. Noi teologi preoccupati allora per il buon popolo fedele in difficoltà, lo siamo tuttora, a meno di un chiaro «Mea culpa del Papa» (non come quello sugli ebrei). Restano alcuni appigli: meno giuridismo più morale profetica; l’ultima parola alla coscienza della persona «retta» come diceva Papa Giovanni nell’enciclica sulla Pace; l’accettazione della opzione fondamentale, più importante dei singoli atti; il peccato come opposizione all’Amore: ma soprattutto lo Spirito Santo come nuova legge. Egli può sancire l’eccezione. Ma per un obbligo che toglie, quanti ne aggiunge come richiesta al cuore dell’uomo reso da Lui sensibile!
[illustrazione: Antonio Donghi, Donna alla finestra, 1930, particolare.]