Leandro Rossi per “Rocca – periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana Assisi”, numero 7, 1° aprile 1998, p. 29.
Merita di essere conosciuto il libro di Carlo Facchin (pedagogo e sacerdote) e Francesco La Valle (avvocato e magistrato) dal titolo : «I cattolici al Bivio: il primato papale tra libertà di coscienza e assolutismo religioso» edito qualche mese fa per i tipi de «Il Segno dei Gabrielli editori». Editore e autori sembrano mossi dall’enciclica « Ut unum sint» (N. 91, 94, 95) nella quale è il Papa stesso ad aprirsi alla richiesta «di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova». Il dialogo, se parte da preoccupazioni ecumeniche, è rivolto certo anche ai cattolici, anzi: a più forte ragione. Gli autori ci provano, dicono molte cose interessanti, ma sbagliano il modo e il tono. Più che di un dialogo, si tratta di un pugno nello stomaco, che tirano alla chiesa istituzionale, sperando come risposta il sorriso e il «mea culpa».
È pretendere decisamente troppo.
A loro avviso le cose stanno andando sempre peggio (stante l’avanzare dell’assolutismo – ma lo chiamano despotismo-papale), che addebitano quasi solamente a Wojtyla e a Ratzinger, cioè al Papa e al Prefetto dell’ex S. Uffizio, che sono certo le due persone più altolocate in proposito, le quali però non sono sempre responsabili del tutto (sono più pericolosi i Curiali rampanti, come quelli in buona fede integrista). Poiché il discorso riguarda i poteri del Papa e non l’esercizio della sua funzione, io mi chiedo: perché non si ritiene responsabile anche Papa Giovanni, che godeva degli stessi poteri e che non ne ha annullato nessuno? Perché tanti stringenti ragionamenti, se poi emergono dei risentimenti molto forti?
È interessante sentire che la Chiesa istituzionale ha un impianto hegeliano e non cristiano. Confronta perciò la concezione dello stato di Hegel con la Chiesa gerarchicamente strutturata.
Affermazioni hegeliane: «Lo stato è prima dei cittadini. Il cittadino esiste ed attua la sua libertà soltanto come membro dello stato, ubbidendo alle sue leggi e in particolare agli ordini del suo Capo». «Lo stato è l’ingresso di Dio nel mondo. Il Capo dello Stato incarna in se stesso il volere di Dio. In lui è Dio ad agire e quindi sta dalla sua parte il diritto assoluto». Motivo per cui il Capo ha sempre ragione: non lo si può discutere.
Affermazioni ratzingeriame: «La Chiesa universale è prima, ontologicamente e temporalmente, delle Chiese particolari ed antecedente alla stessa creazione». «Le chiese particolari esistono perché partorite da lei: lei è madre, loro sono sue figlie. La vera Chiesa di Cristo, affidata da Gesù a Pietro, è la Chiesa una ed unica, gerarchicamente costituita. Il Papa che la guida ha il potere assoluto su tutto il popolo di Dio, Vescovi compresi». La Chiesa cattolica è la chiesa della obbedienza alla gerarchia, anzi al Gerarca assoluto. Si dice persino che oggi il Papa si attribuirebbe ancora il diritto di vita e di morte sui suoi sudditi!
Io preferisco ricordare le cose belle che non mancano nel libro.
Anzitutto le precisazioni sul concetto di «Chiesa» che e termine ambiguo, perché complesso. C’è un primo senso, l’aspetto divino, invisibile.
C’è poi l’aspetto umano, per cui la chiesa è anche peccatrice. C’è infine la composizione unitaria dei due aspetti precedenti. Quel progetto divino di salvezza e questa sua realizzazione temporale si fondono, ma non si confondono. L’opera di Dio e quella dell’uomo sono inscindibili, ma ben distinguibili. La Gerarchia, come i Fedeli, sono la parte umana. Non possono attribuirsi quello che è proprio della chiesa trascendente e invisibile; né respingere quello che è proprio di ogni realtà umana. Quando si dice, anche in discorsi ufficiali: « La Chiesa non è peccatrice, è Santa, è il Corpo di Cristo», intendendo parlare di noi uomini (Papa compreso) l’equivoco è evidente.
Bello è pure il concetto di obbedienza, che non è di alcuni membri maggiorenni nei confronti di altri minorenni; ma che è di tutti a Dio, al servizio Suo e del Suo Regno. Altrettanto semplice poteva essere il discorso sulla libertà di coscienza. Non era il caso di citare Bonifacio VIII, né il Conciliarismo del Concilio di Costanza, né il Sillabo di Pio IX, per poi vedere in ogni pronunciamento papale una «violenza inaudita». Bastava dire che la libertà di coscienza è un valore, mentre l’assolutismo religioso No. Non basta in proposito il Vaticano II°, che ha sopportato anche uno scisma (lefebvriano) pur di difendere libertà e coscienza?
[Immagine: Giovanni Francesco Bezzi detto Il Nosadella, Nozze mistiche tra Cristo e la Chiesa, particolare]